Rassegna storica del Risorgimento

1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
anno <1956>   pagina <117>
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Luigi- Castel lazzo ed i processi di Mantova dal 1852-53 117
tua e certo che le deposizioni del Castellazzo, dello Speri e del Poma la resero molto più grave. Quello che non. si capisce è il come il perchè ed il quando il Frattini si sia lasciato indurre alla confessione. Il 26 dicembre, dopo il breve confronto col Castellazzo, egli si mantiene negativo; nel marzo lo vediamo condannare a morte come reo confesso, ma, della sua confessione, non troviamo attualmente nessuna traccia negli incartamenti del processo. Quando, da chi e perchè è essa stata soppressa ? Dal modo come ne parla il Luzio 1 ) sembra che egli ne abbia potuto prendere visione diretta; ma ne parla in modo cosi ambiguo, senza dare nessun estremo del documento, ohe la cosa risulta molto oscura. Quello, comunque, che è certo si è che la responsabilità di tale confessione non può gravare sul Castellazzo che in modo molto indiretto, ed è pure certo che non grava solo su di lui.
Dell'ultima accusa, che è stata più di recente (Luzio) portata contro il Castellazzo, non potevano far cenno i contemporanei, perchè la cosa non era allora divenuta di pubblico dominio: vogliamo alludere all'episodio Sartena. Era costui un giovane di 22 anni, Trentino, che, sul finire del '52, aveva con­cepito il disegno di uccidere Radetzky per vendicare i pruni martiri di Bel­fiore. Arrestato al confine lombardo, e trovato fornito di pistole e di lettere, venne da prima rinchiuso nelle carceri di Milano, quindi trasferito in quelle di Mantova, ove ebbe come compagno di cella il Castellazzo. Questi, ottenuta la confidenza del Sartena, informava poi l'auditore di quanto il Sartena gli aveva detto, e gli consegnava un biglietto che il Sartena stesso gli aveva affidato, per il caso che il Castellazzo fosse potuto evadere o fosse stato rila­sciato. 2) Anche se la delazione del Castellazzo non ebbe gravi conseguenze (il Sartena ebbe la fortuna di essere giudicato nel '54 da magistrati, e non dalla Corte Marziale, e venne assolto), e se il biglietto consegnato dal Castellazzo all'auditore non conteneva elementi di prova legale contro l'inquisito ,3) essa costituisce pur sempre una colpa per il Castellazzo, comprensibile solo se si pensa allo stato di terrore in cui dovevano vivere sul finire del dicembre '52 i carcerati (tra una sentenza che, neppure 20 giorni prima, aveva condotto al patibolo 5 di loro, ed un'altra, attesa di giorno in giorno, che ne condurrà al patibolo altri 3), ed al conseguente desiderio di crearsi presso l'auditore qual­che benemerenza, senza riferirgli, per questo, niente di sostanzialmente nuovo o di irreparabile (lo stesso Sartena, in realtà era molto più compromesso dalle armi e dalle lettere trovategli indosso, che non dalle parole del Castellazzo).
Anche il Fasanari*) ha dovuto constatare che le sue confidenze al Castellazzo non valsero però ad aggravare sensibilmente la sua condanna, anzi confermarono in motto inequivocabile la sua estraneità alla congiura di Man­tova e ai Comitati Democratici mazziniani .
>) 1 Martìri cit. Milano, Vullardi, 1951, p. 134.
2) Abbiamo quiripetuto In versione che dell'episodio dà il Luzio (ioid., p. 89); ma uncho auì la versione del Lazio è ben lontana dall'essere esatta* Como e stato messo in evidenza dal PKDBOTTI (Jt procasso dei fratelli Iginio o Giuseppe Somma, Tronto, 1934), il Snrtcnn, in mal­ti, non si recò spontaneamente in Lombardia, ma chiamato dall'Austria per prostare servizio militare; ed egli non venne per vendicare la morto dai primi Martiri, bensì prima della sentenza del 7 dicembre 1852.
3) In Lezio, / Martiri cit., Milano, Vallanti, 1951, p. 93.
*) FASANAW, Il procenso dei Martiri di Belfiore nei suoi riflessi trentini, in Atti I Con­vegno, storico Trentìnot pubblicati nel 1955.-