Rassegna storica del Risorgimento
1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
anno
<
1956
>
pagina
<
122
>
122
Bono Simonetta
ed uno dei maggiori responsabili, uno dei più giovani, e che, unico fra tutti, si trovava ad avere un padre funzionario della polizia austriaca, a quel suo unico figlio attaccatissimo.l) Quanta parte hanno avuto, nelle confessioni del figlio, le bastonate inflittegli dal Kraus, e quanta il minacciato arresto del padre, i suoi consigli, le sue preghiere, le sue lagrime ? Non è improbabile, se ben valutiamo l'esclamazione di Luigi Castellazzo alla notizia della morte del padre (riferita dalla Mario in uno dei nostri documenti), che le esortazioni paterne abbiano influito anche più del bastone. Comunque noi abbiamo, per il Castellazzo, un'attenuante di più. che non per tutti gli altri.
Accanto alle attenuanti, abbiamo però anche altro: abbiamo il suo valore luminoso di combattente in tutte le campagne dal '48 al '70; meglio di quello che non abbia saputo fare egli stesso nella sua lettera ai carissimi amici (chi non sia un millantatore difficilmente sa mettere nel dovuto valore i propri meriti), questo passato venne rievocato con commosse parole alla Camera da Felice Cavallotti, allorché fu contestata al Castellazzo la sua elezione a deputato.
Da qualche tempo egli disse del nome di un nostro collega, poiché tale è per noi Veleno di Grosseto dal primo momento che le urne lo proclamarono, è stato fatto innominabile strazio; e a quel nome è stata apposta la macchia più turpe, più. negra che abbia mai macchiato una coscienza umana; e quest'uomo che malgrado una simile accusa, di cui il solo nome fa fremere, trova dappertutto uomini onesti, che si onorano di strìngere nella loro mano la sua, trova dapper-tutto e nella sua stessa città nativa, nella città che fu il suo Calvario, migliaia di cittadini che salutano, acclamano entusiasti il nome suo, trova amicizie affettuose che alteramente associano la propria sorte alla sua; questo bersagliere adolescente del 1848, combattente a Saglionze e alla Corona, a Rivoli e a Luino; questo volontario dell'assedio di Roma del '49, che fa prodigi di valore al 30 aprile ed al 3 giugno, e caduto in mano dei Francesi, fugge ai Francesi di mano; questo cospiratore del 1852, questo volontario del 1859, che conquista in un mese a Vinzaglio ed a San Martino due menzioni onorevoli e la medaglia al valor militare in Francia; questo volontario del 1866, che conquista sui balzi trentini la croce militare di Savoia; questo cospiratore del 1867 il quale precorre i volontari gloriosi di Monterotondo, e qui entro Roma, organizzando la riscossa, arrischia ogni giorno la vita finche caduto in mano alla sbirraglia pontificia solva col silenzio imperterrito i compagni; e dopo 14 mesi di segreta, condannato alla perpetua galera, trascina per due anni e più ancora la catena del galeotto, finché non giungono le armi liberatrici da Porta Pia; questo ufficiale brillante della campagna dei Vosgi, che anche all'estero serve la patria tenendo alta la fama delle armi e del valore italiano, e gravemente ferito alla fronte, non posa, ma guarito appena sfida ancora gli estremi rischi, e attraversa travestito da contadino, egli ufficiale nemico, le linee dei Prussiani di Manleuffel per portare notizie ai volontari chiusi in Langres; questo strano, prodigioso cercatore della morte, così strano che se il 1848 e il 1849 non avessero cinque anni prima di Mantova rivelato già l'uomo, se i documenti non parlassero per lui, la più tremenda delle accuse sarebbe per lui questa stranezza di gloria; ebbene costui vi
1) Non passo io buona parte dclln giornata in compagnia d'un padre che ogni momento mi ripete: se il mio Luigi verrà condannato io non loprawrVeto catto (lettera della contessa Valenti Arrivabcuc, In Limo, / Mortili ctt., voi. II, p. 284).