Rassegna storica del Risorgimento
1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
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Libri e periodici
Nel secondo di essi si esamina la politica estera sabauda da Emanuele Fili** berto alla vigilia della rivoluzione francese, con un meditato sforzo di immettere > la storta sabauda nel corso della storia italiana e di vedere come in un certo senso i Savoia giungano all'Italia attraverso l'Europa, ripensamento, cioè, del processo dialettico Italia-dinastia sabauda quale fu impostato da Gioacchino Volpe nel 1936.
Il Mezzogiorno nel Risorgimento italiano, che è il terzo saggio, è una disamina economico-sociale e politico-diplomatica soprattutto di quella borghesia napoletana che si formò e si sviluppò attorno alla proprietà fondiaria, in quanto che la presenza di nuclei induslriali e di strali commercianti non modificò il tipico carattere di ceto medio in prevalenza agrario (il distacco tra città e campagna non si presentava in maniera netta, poiché la circolazione monetaria nelle città era legata soprattutto alle rendite fondiarie). Lo sforzo più notevole dell'autore è quello di vedere unitariamente la storia del Mezzogiorno: il colore locale è dappertutto lo stesso: non solo la legislazione statutaria meridionale ci presenta per la regolamentazione della vita di tutti i giorni, giurisdizioni, istituti, magi* strature, caratteri, in una parola, presso che comuni in paesi lontanissimi l'uno dall'altro; ma pure la documentazione ricchissima offertaci dagli alti catastali e dai processi della commissione feudale, ci mostra come gli aspetti fondamentali della società variassero assai poco da regione a regione: i problemi, le ragioni stesse dei contrasti sociali, le soluzioni proposte erano ovunque le stesse.
Per quanto riguarda il problema dell'idea di Italia unita nel vecchio Stato napoletano, se per la maggior parte del popolo meridionale l'unitarismo apparve e fu una vera e propria improvvisazione nell'immediata vigilia dell'arrivo di Garibaldi, non preceduta quindi o accompagnata dalla consapevolezza di uno sviluppo storico, dalla previsione di alcune determinate conseguenze e quindi dal tentativo di adeguare ad esse il proprio atteggiamento pratico, per la mino-ranza l'idea unitaria fu motivo di lotta e di entusiasmo, ma non portò l'approfondimento e lo studio di quei problemi che sarebbero poi nati in una Italia unito.
Un momento specifico della storia del Mezzogiorno è studiato nel quarto saggio che riguarda Ferdinando II e la crisi napoletana del 1848. Ferdinando II comprese, secondo l'autore, che l'unica possibilità di vittoria per l'assolutismo era il tentativo di ampliare il contrasto tra le varie tendenze liberali; ma suo errore fu il non comprendere che la borghesia che egli cercava di potenziare nel campo economico finiva per svilupparsi fuori e contro il paternalismo borbonico, accentuando lo hiatus tra il paese e il governo.
Completano il volume gli scritti su Giovanni La Cecilia e le sue memorie e sulla pace di Milano. MASSIMO PETROCCHI
UGO FOSCOLO, Ultime lettere di Jacopo Ortis, Edizione critica a cura di G. GAM-BARIN (Edizione nazionale, 4); Firenze, Le Monriier, 1955, in 8, pp. LXXXXrV-551. L. 2500.
Nobilissima fatica, che onora gli studi italiani, è questo ampio volume (il IV dell'Edizione Nazionale delle opere del Foscolo), nel quale il Gambarin, con rigoroso metodo critico, ha raccolto, risalendo alle fonti, le tre lezioni fonda mentali dell'Ortis cui attese di persona l'autore: la bolognese del 1798, la milanese del 1802 e la londinese del 1817, che riproduce sostanzialmente, salvo una profonda revisione formolo del testo, la zurighese dell'anno precedente (ma con la falsa indicazione di Londra 1814). In calce Bon riferiti, por l'edizione 1798 i raffazzonamenti che nella Vera Storia portò al testo il Sassoli; per l'edizione del 1802 le varianti della incompleta 1801 e le varianti dello due edizioni 1802, ma posteriori alla milanese, con richiami ad altri scritti contemporanei del poeta; por la