Rassegna storica del Risorgimento

1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
anno <1956>   pagina <136>
immagine non disponibile

136
Libri e periodici
dal romanzo al giornale o dal giornale al romanzo, mentre è indubbio che si ritrovano nel Monitore, cui il Foscolo collaborò per poco tempo, motivi politici (per la penna del poeta e di altri estensori), i quali più o meno apertamente riappariranno nell'Ortis. Tutto ciò comprova, se non altro, che attornio all'Ortis già lavorava a Milano il poeta, ma che il libro non era punto finito. E nemmeno si può esattamente stabilire quando egli passasse il testo alla tipografia a Bologna né se tutta assieme la parte che poi venne pubblicata oppure a mano a mano che lo veniva compilando o assestando. A Bologna egli si trovava certamente nel settembre del '98 (un esemplare della prima edizione bolognese dell'Ode a Napo­leone porla per l'appunto la data del 10 settembre), né di molto posteriore deve essere la data della lettera allo Strocchi in cui si lagna che neanche a Bologna gli arrideva la fortuna. Un impiego retribuito non ebbe che ai primi di novem­bre (e non nel giugno, come vorrebbe qualcuno): in questo tempo si potrebbe porre (come avvedutamente congettura il Gambarin) la data degli accordi con il Marsigli per la pubblicazione dell'Ortis, la quale continuò sino ai primi del '79, quando gli avvenimenti politico-militari costrinsero il poeta ad arruolarsi come volontario nella Guardia nazionale mobile di Bologna. Il romanzo, dunque, non era allora compiuto; ma è da ritenersi che il Foscolo ne avesse di già fissato l'azione e lo sviluppo e lo avesse condotto forse anche assai innanzi: comunque delle linee generali della trama doveva essere a conoscenza il Sassoli quando ai pose al lavoro, il che avvenne di certo mentre i francesi erano ancora a Bologna, cioè tra l'inizio dell'aprile e il giugno del 1799 ; prima che il Marsigli, per l'ingresso degli austriaci, dovesse ricorrere, per avere l'approvazione della censura, agli ingegnosi accorgimenti di officina, su cui si diffonde il Gambarin offrendo curiosi particolari poco noti che sarebbe troppo lungo qui ricordare.
L'esistenza di un'edizione risalente al 1798, affermata per la prima volta dal De Winchels nel 1885, fu negata strenuamente dal Martinetti; però ogni incer­tezza cadde quando il Chiarini annunziò di averne ritrovato un esemplare, di cui diede una minuta descrizione nel fascicolo Vii della Vita italiana del 1897. Un secondo esemplare pervenne alla bibilioteca dell'Archiginnasio di Bologna; di esso il Sorbelli si occupò con la consueta competenza in un ottimo saggio inserto nella Bibliofilia del 1918, al quale peraltro il Gambarin apporta alcune cor­rezioni e aggiunge alcune interessanti notizie sfuggite all'egregio studioso bolo­gnese. I due rarissimi esemplari, gli urtici sinora ritrovati (ed è da ritenersi che nessuna conoscenza di essi abbia mai avuto il poeta), secondo l'affermazione del Gambarin, che ne fece un confronto accuratissimo, eccetto una lieve differenza nel ritratto premesso al frontispizio, sono, sotto tutti gli aspetti, assolutamente identici.
Delle sorli toccate al suo povero Ortis durante la sua vita militare il Foscolo fu informato casualmente, ma non subito dopo il suo rientro a Milano, se solo nella Gazzetta universale del 3 gennaio 1801 egli ne faceva pubblica protesta, e perentoria, dichiarando apocrife e contaminate in ogni loro parte le stampe dell'Ortis anteriori al 1801 e che non avessero in fronte il suo rifiuto. Nella pro­testa manifestava il proposito di riprendere egli stesso la stampa dell'autografo quando i tempi gliel'avesscro concesso. Se si considera che le tristi vicende del suo nuovo personaggio furono precipuamente ispirale dallo sfortunato amore per la Rondoni si ha ragion di credere che già a Firenze egli attendesse alla ricomposizione del libro. (Assurda è l'ipotesi clic abbia avuto presenti situazioni e particolari del misero raffazzonamento del Sassoli)- Comunque, nel marzo del 1801 annunziava di averne iniziato l'edizione in corta fine e con caratteri bodo­niani. Di essa, di cui per molto tempo non si seppe altro che l'accendo che ne fece il Foscolo nella Notizia bibliografica, alla quale però nessuno prestò fede, esiste un solo esemplare, ed è quello die l'autore inviò in omaggio al Goethe, asportato dorante l'ultima guerra, ma che si ritrova, ora, nel Goethe- und- Schiller