Rassegna storica del Risorgimento

1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
anno <1956>   pagina <140>
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140 Libri e periodici
di temere di avvilirai, di ironie agli sdegni della fontina, e di perdere la conso­lazione dì poter dire: Soffro i miei travagli e non mi lamento. S'incontrano, nella lezione, accanto a presagi leopardiani sulla natura imparziale e maligna >, già espressi altrove, insolite ansie metafisiche (più volte è invocato il nome di Dio consolatore degli afflitti, Dio che egli dice di non aver mai offeso e di adorare anche se dubita sempre di lui; ma precipuamente meritevole di annota­zione mi pare la frase sento ch'egli mi chiama); e vi son profonde rifles­sioni morali (Non ho mai potuto conoscere me medesimo agli altri mortali: però non, credo che gli altri possano mai conoscere se medesimi in me; e ancora: la ragione degli animali ragionevoli, quando non sentono verecondia, è ragione perniciosissima a chiunque ha da fare con loro), che non si addicono di certo al primo Ortis, irruente e tempestoso.
Ultima edizione dell'Ortis curata dal Foscolo fu quella pubblicata a Londra nel 1817, editore il Murray, fondatore della Quarterly Revieto, La sua novità sta nella suddivisione del romanzo in due parti. Poiché la divisione operata in un punto conveniente al romanzo in sé portava a uno squilibrio tra i due tomi, il Foscolo fece aggiungere al secondo tomo alcuni capitoli del Viaggio sentimen­tale (da pag. 43 a pag. 172), sicché i due volumetti si pareggiano. Avrebbe voluto il poeta far ristamparvi anche la Notizia bibliografica , ma ne depose l'Idea per timore che l'ampiezza dell'opera richiedesse l'impiego di troppo danaro. Si accontentò di premettere al primo tomo la Notizia, di poche pagine, nelle quali è più evidente che non nella Notìzia zurighese il carattere autobiografico: notevoli soprattutto il rapido raffronto tra VOrtis e il Werther (il primo, dichiara il Foscolo, fu dettato dalla natura, il secondo invece dall'arte) e la condanna morale del suo libro, dovuta forse a motivi contingenti, per gli effetti nocivi sugli animi dei giovani. Come già si è detto addietro, non vi è differenza sostanziale con la lezione zurighese; peraltro vi è un raffinamento dello stile rispetto alle prece­denti lezioni che sarebbe ben degno di uno studio particolare. Comunque, essa rappresenta l'ultima volontà dello scrittore e non si comprende, come giustamente lamenta il Gambarin, perchè non vi si siano sempre ad essa attenuti i recenti editori. Ne han dato invero pregevoli riproduzioni l'Ottolini, il Marinoni, il Bottasso, ricordati dal Gambarin, ai quali vorrei aggiungere il Cor die, sia pure con qualche riserva, per la sua silloge, uscita a Milano nel 1944, comprendente per intero le redazioni del 1798 e del 1802, la Vera storia di duo amanti infelici e la Notizia bibliografica in bei caratteri e con illustrazioni originali. Altri invece, e tra questi il Russo, il cui commento è un modello di critica letteraria, hanno dato la preferenza, e non si sa perchè, alla lezione del 1816; e altri ancora (e tra questi il Goffa, la cui Antologia foscoliana è davvero commendevole per l'eccel­lenza di non pochi ponderati giudizi) apportano alle pagine che riproducono dalle varie lezioni troppi .ammodernamenti di grafia e di punteggiatura.
Il Foscolo più volte si era proposto (e ne scrisse a più riprese agli amici e alle amiche) di rifar per intero il romanzo; ma non pose mai in atto il suo fervido divieamento, non perchè, come si suol dire, glicPabbiano di volto in volta impe­dito le turbinose vicende della vita; ma perchè ondò sempre più mutando con gli anni l'atteggiamento della sua personalità. Quale avanzamento invero d'intensità spirituale dal giovanile torbido soggettivismo dell'Ortis all'atmosfera limpida e rasserenatrice dei Sepolcri 1 Tuttavia, checché si dica, ad onta dei lugubri scenari, delle pose declamatorie, dello molteplici incoerenze psicologiche, VOrtis è vivo tuttora, non nella sua impalcatura generale, ma per i generosi e sinceri sfoghi di amor patrio, per gli squarci lirici, por i quadri campestri, per i lampi, sia pur fugaci, d'ispirazione, desunti dal vero*; ma segnatamente per l'onda di mistero e di malinconia che tutto lo avvolge è ancor oggi alle anime gentili fonte di trepida commozione.. MARINO CIRAVECNA