Rassegna storica del Risorgimento

BERCHET GIOVANNI ; RELIGIONE
anno <1956>   pagina <604>
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Libri e periodici
glienza, così che la cavalcata americana si risolvo in successi effimeri, in polo* miche e in incidenti spiacevoli. Nel secondo soggiorno inglese il Gavazzi, mentre viene maggiormente precisando la sua fisionomia di patriota evangelico, accentua il suo distacco dai savonaroliani e dai fratelli e ai prepara al ritorno in patria. Ospitato dai protestanti, combattuto dai cattolici, egli, in questo decennio* rimase sostanzialmente un isolalo, abilmente sfruttato per i loro finì particolari sia dall'emigrazione italiana sia dai circoli politico-religiosi locali.
Rientrato in Italia nell'aprile del '59 il Gavazzi, dimenticando le questioni tanto a lungo dibattute, si uni dapprima ai Cacciatori delle Alpi, come ufficiale delle ambulanze, quindi segui Garibaldi nella spedizione di Sicilia. A Napoli s dovette ricorrere a lui per placare l'agitazione del popolino e su questi suoi discorsi è riportato quel che ne scrisse un corrispondente valdese: Il Gavazzi è veramente un oratore, ma non già un oratore cristiano nel senso evangelico della parola. Egli non è neanche più prete. E un libero pensatore fattosi soldato, e che si ricorda di essere stato predicatore. In quanto ad operare una vera riforma, io lo credo di ciò affatto incapace, non essendo il fuoco che arde nei suoi discorsi l'amore cristiano, l'amore dell'Evangelo, della salvezza. Egli è protestante per negare, ma non predica ciò che fa vivere. Patriota entusiastico, anima appas­sionata, fa della politica e non già della religione. È una messa a punto signi­ficativa e, sostanzialmente, esatta. Se ne ebbe una conferma alcuni anni dopo, quando abbandonò la sua attività di evangelizzazione per accorrere a Mentana. Comunque l'ultimo trentennio della sua vita (1861-89) è caratterizzato da un'in­tensa opera di predicazione, mirante alla realizzazione di due scopi: la forma­zione di una chiesa cattolica nazionale e l'unione delle chiese evangeliche attive in Italia. U suo programma, come è noto, si realizzò solo in parte: egli riuscì infatti a dare vita ad una Chiesa Libera gavazziana , alla cui organizza-zione dedicò ogni energia, ma non gli fu possibile saldare in un'unica istituzione le diverse sette religiose, trattandosi di un'impresa disperata, a cui egli non era certo l'uomo più indicato (si è già visto come la sua ribellione non fosse di natura teologica, ma squisitamente politica, per questo rigettò sempre l'appellativo di protestante ).
In tutta quest'ultima parte il Santini si diffonde in particolare a descrivere la tenace opera di proselitismo, svolta, dopo il '60, dalle principali confessioni protestanti. Ma l'analisi risulta piuttosto generica, pia attenta agli avvenimenti particolari che ad una concreta valutazione di quei movimenti nella vita religiosa italiana, e ci sembra che il Santini tenda a sopravvalutarne l'effettiva portata. In conseguenza però di questo allargamento d'orizzonti il discorso biografico sul Gavazzi diviene meno serrato e quindi meno preciso, essendo condotto esclusi-vomente in rapporto a quei tentativi e a quelle esperienze. Ci spiace, infine, far notare la cattiva stampa del volume, infiorato di innumeri refusi tipografici.
NICOLA MANCINI
GIUSEPPE STEFANI, Cavour e la Venezia Giulia. Contributo alla storia del pro­blema adriatico durante il Risorgimento (Studi e documenti di storia del Risor­gimento, 33); Firenze, Le Mounier, 19S5, in 16, pp. 401. L. 1.500.
Trieste et l'I strie Leurs droils dans la question italienne. Introduzione di Gior­gio Rasi; Bologna, Cappelli, 1954, in 8, pp. 113. L. 450.
Argomento appassionante tutto quanto riguarda Cavour e lo sforzo unitario degli Italiani dentro e fuori la cornice del Regno Sardo fra il 1848 e il 1860*1861. Tanto più appassionante quando, come fa qui egregiamente lo Stefani, si analizzano due fatti concomitanti che rappresentano uno dei vari