Rassegna storica del Risorgimento

BERCHET GIOVANNI ; RELIGIONE
anno <1956>   pagina <607>
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Libri e periodici
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Engels e l'Italia nel 1890 (rapporti condotti innanzi fino alla morte di Engels stesso).
Questo lavoro (alla luce di una larghissima messe di notizie inedite o poco note, ricavate da un dìligcntissimo spoglio di giornali e documenti) fornisce un importante contributo alla conoscenza dell'azione, diretta e indiretta, di Marx e di Engles in Italia e da sovente la chiave per ritrovare i legami sotterranei che univano il movimento operaio italiano a quello internazionale. Ci auguriamo ora la sollecita edizione degli Atti dell'Internazionale pubblicati in Italia, con la stessa cura ad opera di Gianni Bosio. RENATO GIUSTI
HANS KRAMER, Die Italiener unter der òsterreichisch-imgarischen Monarchie; Wien-Mùnchen, Verlag Herold, 1954, in 8, pp. 170. S. p.
Non so se l'autore di questo studio, che è il secondo della collana di mono­grafie storiche viennesi (Wiener hislorische Studien) curata, oltre che da lui, da K. Eder di Graz e da H. Hantsch di Vienna, abbia avuto occasione di vedere l'articolo di fondo uscito nel primo numero della Danser*s Armee Zeitung del 1909.
Quel periodico, che si pubblicava a Vienna da Cari Maria Danzcr, figlio di nn generale, con la collaborazione di un gruppo di ufficiali superiori dell'esercito austro-ungarico, doveva indubbiamente riflettere l'opinione dell'ambiente, nel quale nasceva e dal quale usciva.
Quale fosse quell'opinione nei riguardi dell'Italia, quale valore impegnativo, al di là della lettera del trattato, attribuissero allora alla Triplice i circoli militari responsabili della sicurezza della monarchia danubiana ce lo dice schiettamente, a pia riprese, il nostro autore (p. 57), pur indulgendo nella forma, con cui esprime il proprio giudizio, che, del resto, abbraccia tutti i complessi aspetti del grande problema affrontato con la serena e pacata obiettività, che non è più rara al di qua e al di là delle Alpi negli studi rivolti alle ultime vicende, per cui l'Italia ha raggiunto i confini naturali e l'Austria ha cessato di essere la saggia mode ratrice dei popoli della media Europa. Basterebbero le pagine nelle quali egli esamina e presenta le figure più rappresentative dell'esercito austriaco prima dello scoppio del conflitto mondiale del 1914: l'arciduca Francesco Ferdinando e il capo di stato maggiore generale Conrad von Hdtzendorf.
Per buona fortuna degli studi storici propriamente detti l'obiettività del Kramer non è più rara; al contrario, oggi le relazioni fra i nostri due popoli, quello italiano e quello austriaco, quando sono schiette e genuine, scevre dalle influenze nocive di una stampa partigiana e di un nazionalismo di non chiara ori­gine, sono cosi cordiali, cosi umanamente amichevoli* che, a rileggere il ricordato articolo del Danzar, scritto all'indomani della catastrofe di Messina e Reggio Calabria, sorgerebbe spontaneo dall'una e dall'altra parte, nell'italiano come nel­l'austriaco, un impulso di rivolta, un grido di sdegno.
L'ora è giunta* La guerra è immancabile, gridava l'articolista e aggiungeva: L'Italia era impreparata tre settimane addietro; oggi è ancor meno pericolosa. La sciagura del sud paralizza per mesi le sue energie. Centomila uomini han perduto la vita e miliardi di ricchezza nazionale sono andati distrutti... La politica è un mestiere brutale e noi dobbiamo giudicare freddamente il terremoto di Messina come un fattore vantaggioso per la nostra posizione. Cosi il Danzcr, il 7 gennaio 19091
Ma, per buona sorte, da allora molta acqua è passata sotto i ponti e Hans Kramer appartiene' a quella categoria di studiosi che, pur scostandosi per edu-