Rassegna storica del Risorgimento
BERCHET GIOVANNI ; RELIGIONE
anno
<
1956
>
pagina
<
654
>
654 Vita dell'Istituto
sezione trevigiana dell'Istituto per la Storia del Risorgimento, sorta nel 1906, pochi mesi dopo il Congresso di Milano; ne ricorda i benemeriti presidenti L A. e L. Coletti e prof. Chiarelli, cui successe egli stesso; spiega come, per il BUO trasloco a Pieve di Cadore, abbia assunto la presidenza dal '49 al '55 il socio Barbieri, e come questi, per un complesso di note ragioni, pur con la migliore buona volontà, poco o nulla abbia potuto fare. Ora è necessario che il comitato, di cui, per la benevola decisione della sede centrale, egli è stalo nominato commissario fin dal luglio 1955, avendo già potuto in questi pochi mesi raggiungere la cifra di 32 soci, riprenda le sue normali attività e affronti lo studio dei problemi più urgenti che attendono di essere risolti, come quello della raccolta di dati e documenti relativi al Risorgimento nello provincia di Treviso e quello dell'apertura del Musco del Risorgimento, che già esiste fin dal 1898, quando il rimpianto prof. Bailo ne ebbe e lanciò l'idea, e, ciò che più vale, ne iniziò la formazione, ma che, nonostante i nuovi doni del 55 Fanterìa e di Ikon pochi privati, e i lasciti avuti, ha ancora tutti i suoi cimeli e carte incassate in un magazzino comunale. Tale grave inconveniente deve cessare e, per conto suo, aggiunge il commissario, già il 3 dicembre 1955, indirizzò una lettera aperta al Sindaco della città, facendogli presente l'urgenza della questione e la necessità di dare al detto Musco una sede decorosa e centrale, non lontana dalle scuole, facilmente accessibile e visitabile, e non, come fu prospettato da alcuni, in un sobborgo lontano e, per molteplici ragioni, sconsigliabile.
Comunica che, appena riprese le cure della sezione trivigiana ed avuto in consegna dal commissario uscente prof. Barbieri ciò che le vicende ben note e dolorose subite dalla nostra città negli scorsi decenni per opera delle azioni belliche non avevano distrutto o fatto sparire, egli ne fece l'inventario e purtroppo constatò che erano scomparsi tutti gli incartamenti (libri dei verbali, del protocollo, degli incassi e spese, delle vecchie ricevute, tartelle della corrispondenza, risposte dell'Inchiesta Chiarelli sull'esistenza di documenti patri negli Archivi comunali e parrocchiali della provincia, faseicoli di una iniziata Bibliografia storica trivigiana dal 1750 in. poi e buste di carta e cancelleria). Per fortuna c'erano ancora 51 grossi volumi della Biblioteca dell'Istituto e 45 quaderni di annate della Rassegna; null'altro, nemmeno i cuscinetti e timbri della sezione. Si dovette procedere, dunque, alla ricostituzione, per quanto modesta, del cosiddetto ufficio del comitato.
Crede opportuno ribadire ancora una volta:
I) che l'Istituto storico del Risorgimento assolve, anche nei dì presenti, come in quelli passati, una sua particolare, specifica, nobile missione culturale e morale, non essendovi nella storia né valli, né fossati incolmabili, ma naturali e logici svolgimenti di fatti, tra loro ognora concatenati, che l'uomo, pur essendone viva parte, deve cercar di capire e porre, per quanto può, in luce. Errano pertanto, nel modo più banale e sciocco, coloro che credono esista un profondo distacco fra il passato ed il presente, e, a questo solo intenti, vorrebbero gettare nei ferravecchi tutte le vicende e i collaboratori del Risorgimento, salvo solo, per interessi politici, i capi di alcune determinate correnti che sembrano loro più rilevanti ;
II) che l'opera dell'Istituto per la storia del Risorgimento rispetta tutte le opinioni rispettabili; non obbedisce mai a quel funesto spirito di parte che fa cadere nelle fazioni; che riconosce, quando ci sono, le virtù e i meriti di tutti e che aspira solo a valorizzare, al di sopra e al di fuori dei partiti, il perenne sentimento dell'unità, dell'indipendenza, del progresso della Patria. Preferisce per conseguenza agli idoli celebrati dalla moda che passa, i valori ideali e sublimi delle fedi che non passano.