Rassegna storica del Risorgimento

1906
anno <1956>   pagina <678>
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ultimi testimoni; dall'altro, la volontà di mantenere fede al grande patrimonio sentimentale ed eroico, alla interpretazione agiografica e celebrativa. La scienza ed il mito ebbero, così, i loro cultori e i loro assertori, non senza urto di pregiudizi e ardore di polemiche, perchè i pretoriani della scienza, qualche volta, non saranno meno ingiusti delle vestali del mito.
Il sempre maggiore interesse per gli studi sul Risorgimento, dal quale si sentivano attratti con costante aumento illustri cul­tori di altri periodi storici, l'adozione di metodi severi d'inda­gine, il sempre più accentuato fastidio per il dilettantismo reto­rico e per l'erudizione agiografica hanno permesso alla Società, non senza contrasti e difficoltà di vario genere, di difendere il 6uo carattere di ente scientifico e, soprattutto dopo la 6ua tra­sformazione nell'attuale Istituto, di raccogliere attorno a sé le forze più vive e più rappresentative della storiografia risorgi­mentale. 1J Tutti hanno contribuito al successo nel mezzo secolo trascorso dal pomeriggio del 9 novembre 1906, ma la più ricca esperienza di coloro che sono venuti dopo non significa una esigenza diversa da quella che, in quel giorno lontano, ha ispi­rato i fondatori della Società nazionale: libero studio dei fatti storici, tenendo conto di tutti gli aspetti, di tutte le correnti, di tutti gli ideali, rispetto e fedeltà alla grande tradizione del mito, ma insieme rispetto e fedeltà al culto del vero. A testimonianza della perenne validità di quello spirito e di quegli intenti e a conferma della propria ammirata gratitudine, l'Istituto ha voluto riconoscere come suoi soci d'onore e i gloriosi superstiti della schiera dei fondatori e colui che, nella insopprimibile fede nella libertà e nella scienza, lo ha salvato al tempo del tormento e della disperazione, Gaetano De Sanctis.
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!) Veci, per lo sviluppo successivo, XXV anni di vita della Società nazionale per la storia del Risorgimento (Cronistoria), Roma, Consiglio centrale della So­cietà, [1932]. Hanno presieduto la Società: dal 1906 al 1911 l'on. Bussano Gabba, dal Ì911 al 1919 il gen. Ettore Pedoni, dal 1920 al 1923 l'on. Matteo Mazziotti, dal 1923 al 1933 il maresciallo l'Ita!in Gaetano Giardino, dal 1933 fino alla avvenuta traeformas'Jojnc nell'attuale Istituto, nel 1935, il sen. Cesate Maria de Vecchi di Val Gismon, che resterà presidente dell'Istituto fino al 1944. Una prova degli accennati contrasti si può trovare nelle evidenti riserve di Antonio Monti all'indi­rizzo riaffermato nel XX Congresso della Società (Roma, 29*31 maggio 1932): Ci sia però lecito augurare die la Società si mantenga sempre fedele, nel nuovo venticinquennio ora incominciato, allo Statuto sociale, che la definisce non solo come un sodalizio culturale ecc. ecc. (A. M., in La Lombardia, cil,, p. 99) ; ved. anche *** Quarantanni, in Rassegna, a. XL (1953), pp. 3-12.