Rassegna storica del Risorgimento

1888-1889 ; IRREDENTISMO ; TRIESTE
anno <1956>   pagina <736>
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Italo de Franceschi
ziamento opportunistico, superato il travaglio della concorrenza dell'Adria, prendeva parte, con sagace moderazione, alla lotta in difesa dell'italianità di Trieste e della regione Giulia. Ma era il battagliero Indipendente che appoggiava quasi apertamente l'opera del Circolo Garibaldi e dei suoi gruppi d'azione. Mentre esso, sfidando i rigori della censura, negligeva e ignorava tutti gli eventi e le manifestazioni austriache, riferiva e poneva in evidenza ogni episodio dimostrativo di avversione all'Austria e di simpatia all'Italia. I frequenti numeri del giornale colpiti da sequestro erano ricercati e letti assai più degli altri, anche nei pubblici caffè e ritrovi, con la compiacente complicità dei camerieri, quasi tutti regnicoli.
Infiammava allora l'animo dei giovani irredentisti l'idea che nel ricorso storico del 1889 sarebbe scoppiato in Italia un moto popolare rovesciatore della monarchia sabauda, legata indissolubilmente, come ritenevano, alla absburgica e instauratorc della repubblica, onde sarebbe partito il segnale dell'ultima guerra santa contro l'Austria. Dal Comitato direttivo del Cir­colo Garibaldi di Milano veniva l'ammonimento ai gruppi d'azione triestini ad attendere fiduciosi e a prepararsi a ogni cimento; Matteo Renato Imbriani da Napoli prometteva armi e armati. se il moto repubblicano non fosse maturato o fosse fallito era in progetto, verso la fine dell'anno, un'azione disperata, uno sbarco o uno sconfinamento, per spezzare con un sacrificio di sangue i vincoli della fatale alleanza o, almeno, impedirne la prossima rinnovazione.
Un giovane studente istriano, Camillo de Franceschi, che già un anno prima aveva assunto se anche non ufficialmente l'effettiva direzione del Cir­colo Garibaldi di Trieste e da cui dipendevano i più attivi gruppi di cospira­tori, ritenendo che le responsabilità e gli oneri di questa azione avrebbero dovuto essere interamente sopportati dagli irredenti, seguendo anche in ciò l'ammaestramento del Martire, stava organizzando attivamente, con pochi fidatissimi amici fra cui Attilio Clementini e Alfieri Rascovich, un colpo di mano per occupare il Castello di S. Giusto e, dopo una strenua resistenza, offrire alla Patria le loro giovani vite. Ma il de Franceschi venne arrestato, nel settembre di quell'anno, insieme ad altri cospiratori, sotto l'imputazione d'essere fra gli esecutori delle manifestazioni irredentiste, oggetto di questo articolo, culminate in quella clamorosa in occasione della inaugurazione del monumento a ricordo della dedizione di Trieste all'Austria.
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Il 18 novembre 1888 fu tenuta a Trieste la seconda adunanza generale della grande associazione interprovinciale Pro Patria sorta, per merito prin­cipale delPon. Carlo de Bertolino, a Roveréto, donde si diffuse, come possente affermazione di vita nazionale, suddivisa in numerosi gruppi locali autonomi, per tutto il Trentino e la Venezia Giulia. Essa attendeva, con mezzi legali, alla difesa della vita e della cultura italiana, minacciate, nelle provincie irre­dente, dall'opera invadente di tedeschi e slavi, i primi organizzati nello Schul-verein, i secondi nell'associazione ohe s'intitolava ai Santi Cirillo e Metodio. Nel programma delle onoranze ai congressisti, ohe si adunarono nel Teatro Comunale, ora Giuseppe Verdi, era compresa una serata di gala nel teatro medesimo e uri corteo delle rappresentanze dalla sede del congresso al palazzo