Rassegna storica del Risorgimento

1888-1889 ; IRREDENTISMO ; TRIESTE
anno <1956>   pagina <737>
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Irredentismo d'azione a Trieste negli anni 1888-89 737
municipale, ove doveva aver luogo un solenne ricevimento da parte del po­destà Riccardo Bazzoni e del Consiglio cittadino. Ma la Polizia proibì tanto la serata di gala che il corteo, come pericolosi all'ordine pubblico. I giovani irredentisti d'azione ne furono esasperati e decisero d'inscenare in quel giorno una manifestazione popolare di fraternità nazionale e di avversione all'Au­stria, senza però compromettere in alcun modo la società Pro Patria.
Da alcune sere si dava al Politeama Rossetti, con una mediocre com­pagnia della quale facevano parte il tenore Alfredo Volebeie, il baritono Massimo Scaraniella e il basso Aristodemo Sillich, una rappresentazione po­polare dell'opera verdiana Emani, che già in passato aveva dato appiglio a dimostrazioni patriottiche per alcuni versi a cui venivano attribuite allu­sioni ' politiche.
Camillo de Franceschi organizzò, con i suoi compagni di cospirazione, la protesta, facendo accorrere gran folla di consenzienti al Politeama, il quale presentò quella sera un aspetto imponente, essendo presenti, nei palchi del pepiano, quasi tutti i delegati della Pro Patria, il podestà con i consiglieri comunali e le più spiccate personalità cittadine. La manifestazione avrebbe dovuto aver inizio al terzo atto, al principio del coro, ma il de Franceschi pensò di darle una impronta più irredentista anticipandola alla cavatina del primo Emani !... Emani involami all'aborrito amplesso..., che veniva interpretato come un'invocazione all'Italia per la liberazione dal giogo stra­niero. E difatti un clamore assordante fu provocato dall'alto del loggione appena la soprano Luigia Negroni, che impersonava Elvira, intonò l'aria significativa che dovette ripetere e dopo la quale alcuni giovani le offersero un mazzo di fiori legato da un nastro tricolore. Lo spettacolo venne so­speso, dopo una triplice esecuzione del coro, tra una frenesia di battimani e di grida inneggianti all'Italia e imprecanti all'Austria.
H giorno dopo V Indipendente chiudeva la sua relazione con le seguenti parole: Trieste non aveva visto da un pezzo una serata teatrale come quella di ieri; chi vi ha assistito non la dimenticherà più.
Si approssimava intanto la festa dinastica del 40 anno di regno di Fran­cesco Giuseppe e corse voce, confermata poi ufficialmente, che l'imperatore sarebbe venuto a passarla a Trieste. Il locale Comitato direttivo del Circolo Garibaldi commise tosto, mediante il suo attivissimo membro Lorenzo Ber­nardino, alla Sezione di Milano la stampa di duemila manifesti sovversivi destinati alla diffusione in città e fu affidato a Camillo de Franceschi l'inca­rico di tale manifestazione. Ma egli decise che la propaganda non doveva que­sta volta limitarsi alla inutile distribuzione degli stampati agli amici e cono­scenti, come sempre si era fatto, ma data la solennità della ricorrenza e soprattutto la annunciata presenza per quel giorno a Trieste o almeno nel vicino castello di Miramarc del monarca austriaco, essere necessario che la protesta assumesse un carattere di maggiore pubblicità e rilevanza, sì che riferitane la notizia dai giornali locali, essa si diffondesse anche nella stampa estera. Stabilì quindi una ardita pericolosa affissione dei manifesti sui pub­blici albi e sui muri delle case per la notte dal primo al due dicembre 1888, servendosi del gruppo popolare, detto degli spazzacamini, diretto dall'orolo­giaio Antonio Civran e del quale facevano parte, tra gli altri, Francesco Ca­stellani e Dorligo, spazzacamini, Antonio Mrachich, macellaio, Snidarsich, cameriere di trattoria, Edoardo Stebel e Giovanni detto Longo, braccianti,