Rassegna storica del Risorgimento
1888-1889 ; IRREDENTISMO ; TRIESTE
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1956
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738
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738 Italo de Franceschi
Sovrano, barbiere, i fratelli Cosetti, impiegati; del grappo di un napoletano ohe tradì, nel settembre 1889, pei debolezza i compagni, tentando poi, per questo suo atto di viltà, il suicidio in carcere, costituito da parecchi tipografi e dal commesso di negozio Francesco Joppi; di quello di Alfieri Rascovich tra i cui componenti spiccavano per audacia Dante Polonio e Giovanni Mene-sini e del suo gruppo personale con Attilio Clementini, Giulio Cesari, Ugo Ber-tossi ed altri fra i più animosi e arditi irredentisti d'azione.l) Suddivise questi gruppi in nuclei di due o tre persone, destinando ad ognuno un rione della città e del suburbio ove dovevano venir attaccati i manifesti.
I proclami giunsero a Trieste da più parti Un migliaio di copie furono introdotte da Antonio Mrachich, già condannato per reato politico a otto mesi di carcere, il quale, benché vigilato dalla Polizia, volle recarsi personal mente a Udine a prelevarle presso l'industriale triestino Giovanni Marcovich, ove si trovavano depositate. I manifesti erano di due specie: un vigoroso appello ai cittadini contro il monumento commemorativo della dedizione di Trieste ali1 Austria, che si credeva sarebbe stato inaugurato in quel giorno ed eccitava a ripudiare fieramente e sdegnosamente ogni partecipazione ad un avvenimento che non ha nulla di comune con noi e di cui si vorrebbe renderci complici, chiudendo con l'apostrofe: Al grido pagato dei venduti rispondete col grido dell'anima: Viva l'Italia. L'altro manifesto era una composizione grafica oltraggiosa al Governo austriaco e all'imperatore, ma che vista ad una certa distanza rappresentava una perfetta aquila bicipite con la semplice scritta: 2 Dicembre 1848-1888. Ambedue i manifesti portavano impresso, in inchiostro violaceo, l'usuale timbro del Circolo.
Francesco Giuseppe venne bensì a Trieste, ma non a cercarvi mentiti omaggi e plausi. Senza mettere piede in città, egli andò ad appartarsi con la moglie infelice nel solitario viguatissimo castello di Miramare, quasi presago dell'orrenda tragedia che tre mesi appresso doveva funestare la sua Casa, prima parte della trilogia di sangue che la Nemesi le preparava dopo il miserevole preludio della fucilazione messicana.
Durante la notte la città venne letteralmente tappezzata dei violenti manifesti del Circolo Garibaldi, e la mattina dopo, sino a tarda ora, agenti e guardie di Polizia ebbero un bel lavoro a staccare e il più spesso a raschiare dai muri con le sciabole questo saluto di Trieste al sovrano, tanto tenace essendo stata la colla adoperata. E nonostante la straordinaria vigilanza della Polizia, nessuno dei tanti operatori fu colto in flagrante.
Solo il Mrachich, ohe, come dissi, era stato a Udine a prendere metà degli stampati, avendo avuto l'imprudenza di distribuirne un certo numero per le osterie e altri locali pubblici, venne arrestato lo stesso giorno e, dopo un processo inquisitorio di sette mesi, al quale resistette senza rivelare il nome d'un solo cospiratore, condannato dalla Corte d'Assise di Graz a tre anni di carcere duro, che scontò con animo forte nel penitenziario di Kartlau sowe-
I) Tutu questi Gruppi irredentisti Tacevano capo allo studente ventenne Camillo de Franceschi che diresse nel 1888-89 la propaganda e l'aziono del Circolo Garibaldi di Trieste mantenendo attiva corrispondenza con la Sezione principale di Milano, rappresentata dall'indefesso o animoso agitatore Raimondo Batterà. Lorenzo Bernardino era l'intermediario fra questi Gruppi d'azione e il Comitato centrale triestino costituito dalle più spiccate personalità del partito liberale nazionale con a capo I'aw. Guido d'Angeli. (Nota autograia di Camillo de Franceschi, conservata nell'archivio della famiglia, nel fascicolo Circolo Garibaldi).