Rassegna storica del Risorgimento
1888-1889 ; IRREDENTISMO ; TRIESTE
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1956
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Italo de Franceschi
Comitato decise di affidare l'esecuzione del monumento che, secondo una nuova deliberazione, doveva ricordare anziché l'ultima vìsita imperiale, la dedizione di Trieste all'Austria, allo scultore dalmata Giovanni Rendic,1) artista di qualche qualità, serbo di nascita e di sentimenti, che lo ideò in una maestosa figura di donna diademata e corazzata, rappresentante Trieste con l'occhio fisso e il braccio destro teso verso la nordica Austria lontana, ai piedi di un obelisco fregiato d'una imponente aquila bicipite, eretto sopra un cumulo di avanzi architettonici romani. L'iscrizione dedicatoria fu dettata dal dott. don Pietro Tommasini.
La notizia della prossima inaugurazione del monumento, per il quale era stato già rizzato nell'ottobre 1888 un baraccone nel giardino del piazzale della Stazione, ora piazza della Libertà, destò nei circoli patriottici triestini, specialmente fra i giovani, la più viva agitazione. Venne considerata, giustamente, una sfida al sentimento nazionale dei triestini quel simulacro della loro inesistente fedeltà alla dinastia absburgica e soprattutto poi un supremo oltraggio alla memoria del Martire sacrificatosi per attestare al mondo l'italianità della regione Giulia e impegnare il popolo d'Italia alla sua liberazione.
Già due anni prima mentre il Rendic modellava in argilla la grande statua rappresentante Trieste, il patriota Leone Veronese, introdottosi all'alba del 3 dicembre 1887, d'accordo con alcuni amici, con chiavi false, nello studio dello scultore sito in via Giotto n. 5, aveva tentato di distruggere l'opera, ma per l'oscurità e la fretta non era riuscito che a danneggiarla. Indipendente raccontò il caso con mal celata soddisfazione, onde s'ebbe l'addebito di connivenza dall'ufficiosa Adria. Nella polemica che ne seguì interloquì anche VEco dell'Alpe Giulia, rivendicando al Circolo Garibaldi l'iniziativa del fatto. In proposito il Comitato di trasmissione di Milano del Circolo scriveva al Comitato Centrale di Trieste, in data 24 dicembre 1887: Deturpamento statua fatta in genere buona impressione, però con tale atto nostra città preso impegno morale in faccia a tutta Italia distruzione monumento; tempo stringe, bisogna apparecchiare e lavorare febbrilmente, ma se avesse a mancare assolutamente mezzo per attuare progetto, disponete di noi, siamo decisi e pronti qualunque sacrificio per salvare onore Trieste.
Mentre nella baracca, sorvegliata giorno e notte da più agenti della Polizia, fervevano i lavori intorno al monumento, nessuno sapeva o voleva dire quando questo sarebbe stato scoperto, neppure lo scultore Rendic:, che, a chi lo interrogava in proposito, rispondeva con un enigmatico sorrisetto o una strizzatimi d'occhi o una scrollata di spalle.
Il Comitato del monumento, per ordine della Luogotenenza e della Polizia tenne segretissimo sino all'ultimo il giorno dell'inaugurazione, sperando di cogliere impreparato il partito irredentista d'azione, dal quale si attendeva qualche energico atto di protestatale da menomare e distruggere il significato che si voleva dare alla solennità, cioè di esaltazione della fedeltà dinastica e austriaca dei triestini. Difatti VAdria, supplemento del giornale uffici ale, scriveva a proposito del monumento nel suo numero del 26 marzo 1889 ch'esso era destinato a tenere presente nella memoria dei posteri la data del più importante e più felice avvenimento storico di Trieste, e rammentar loro,
1) Nato a S. Pietro dalla Brezza fl 27 moggio 1849 a morto a Spalato il 29 giugno 1932, della fenolo del Mascotte e del Dnpré.