Rassegna storica del Risorgimento

1888-1889 ; IRREDENTISMO ; TRIESTE
anno <1956>   pagina <744>
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Italo de Franceschi
avverti che era stato già provveduto all'esecuzione del deliberato mediante un altro gruppo che dipendeva direttamente dal Comitato stesso e cioè quello di Giorgio Liebman e di Emilio Pincherle. Di fatti la sera del 17 maggio, mentre iu piazza Grande, ora dell'Unità, suonava la banda dell'i, r. Marina e su due piroscafi del Lloyd austriaco, l'Orio ancorato alla riva e l'Imperatrix alla boa, fra i quali si trovava il yacht imperiale Fantasìa, che aveva a bordo gli arci­duchi e le maggiori personalità raccolte per il pranzo, venivano accese fiamme di bengala e brillanti fuochi d'artificio scoppiarono, quasi simultaneamente, due petardi, uno nel giardinetto della piazza stessa e l'altro poco distante, dietro il palazzo della Luogotenenza, le cui sale erano aperte agli sgraditi ospiti oltremontani, che affollavano anche il Caffè degli Specchi e che rimasero molto turbati dalle potenti detonazioni. Altri due petardi esplosero nella serata, l'uno nascosto in un vecchio ombrello, nel giardinetto a mare del piazzale della Stazione, l'altro nel cortile del Monte Verde, ora Monte di Pietà, in Corso, dove aveva sede al n. 45 la Società Austria.
Questi fatti riferiti dai testimoni, che si attendevano ben altre accoglienze dalla città fedelissima, destarono un grande scalpore nell'interno della Monarchia, e i principali giornali vi ricamarono intorno asprissimi commenti, scagliandosi contro il Comune e il dominante partito liberalo di Trieste, deplo­rando la inetta impotenza delle autorità politiche e chiedendo al Governo severe misure di repressione.
Anche il foglio umoristico di Vienna Kikeriki dedicò una grande illustra­zione in prima pagina all' Irredenta, raffigurata da un grosso uomo con i mustac­chi alla Vittorio Emanuele II, in costume calabrese, nelle mani due bombe fumanti destinate ad accogliere festosamente i cari fratelli viennesi. Ma è specialmente notevole l'articolo, pieno di amarezza e di sdegno, che la ufficiosa Triester Zeitung pubblicò il 21 marzo dopo la partenza degli ospiti col titolo Ein offenes Wort im eigenen Sause. Rilevata l'importanza militare della festi­vità per il varo del nuovo incrociatore fregiato del nome imperiale, lamentava la mancata partecipazione ad essa del Consiglio comunale, che pur, due anni prima, aveva organizzato un entusiastico ricevimento alla fiotta inglese. Ma è il medesimo Consiglio, osservava, che osò negare una volta agli ufficiali del reggimento austriaco 61 la concessione del giardino pubblico per una festa di beneficienza. Riguardo ai petardi constatava che il momento e le località prescelte al loro collocamento rivelavano negli autori una non dubbia orga­nizzazione. E faceva voti che venissero rintracciati i promotori intellettuali di cotali sistemi di lotta. Quindi passando all'attacco della stampa nazionale di Trieste continuava: È uno scandalo l'assurdo contegno di questi organi liberali e democratici verso i nostri ospiti, e il loro atteggiamento ripugnante di fronte a una solennità, la cui eco vigorosa risuona in ogni petto e in ogni foglio del vasto Impero, eco che soltanto qui iu Trieste e da un unico giornale della Monarchia non fu raccolta e ricordata con una sola parola. Ma è uno scandalo anche la domanda che sorge spontanea: in favore di ohi avviene tutto questo, a chi può giovare ? E si arriva a constatare che ciò ò gradito soltanto ad una esigua combriccola di elementi equivoci, che terrorizzano da pia tempo Trieste e che non riesce difficile a individuare. Non vogliamo spiegarci più chiaramente. E più difficile chiamare a responsabilità la combriccola e inoltre la legge austriaca non dà modo di procedere contro giornali che manife­stano le loro tendenze col silenzio, e ignorando l'Austria eccitano all'odio e al