Rassegna storica del Risorgimento
1888-1889 ; IRREDENTISMO ; TRIESTE
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1956
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745
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Irredentismo d'azione a Trieste negli anni 1888-89 745
disprezzo contro lo Stato. Solone non comminò pene al parricida perchè non ammetteva possibile tanto delitto. Il Codice austrìaco non conosce alcuna sanzione contro un giornale che sa dare alla sua inimicizia contro l'Austria una forma silenziosa, che il sagace consenziente politico sa interpretare perfettamente È vergognosa l'attività di certi elementi e dei loro organi qui a Trieste, perchè ha luogo nel nostro paese austriaco, nella nostra propria dimora !,
L'Indipendente si guardò bene di entrare in una pericolosa polemica con la Triester Zeitung, ma in un suo articolo vibrato contro la stampa dell'interno della Monarchia era contenuta una indiretta risposta anche a quella: In questi giorni scriveva l'organo irredentista del 28 maggio nella stampa di Vienna e di Praga c'è una vera gazzarra a chi più insulta, a chi più offende, a chi più minaccia, a chi più denuncia la nostra città e la nostra laboriosa, seria, onesta popolazione. Dalla Wiener Altgemeine Zeitung che domanda si tolga al Comune la sua autonomia, alla Politile che denunzia uomini e corporazioni all'ira del Governo, che non rispetta neppure i morti, è un'orgia oscena di parole, uno spettacolo ributtante che dimostra in quale degradazione si trovi certa stampa.
Mentre, come abbiamo visto, il partito irredentista di Trieste intensificava audacemente la sua attività occulta e palese contro il Governo austriaco, il r. console generale d'Italia Cesare Durando, troppo zelante fiancheggiatore della politica estera italiana, s'intrugliava in stretta dimestichezza con le autorità politiche del litorale, lasciandosi sedurre dalle loro lusinghiere proteste di deferente amicizia. E nell'intento di neutralizzare gli effetti del movimento irredentista sulle relazioni tra i due Stati alleati, pretendeva di ridurre quasi a una comunità straniera i venti e più mila cittadini italiani di Trieste, che avevano sempre partecipato alla vita civile e sociale della città ove risiedevano e i più erano nati, intimamente affratellati agli Italiani di sudditanza austriaca, pur non godendo i diritti politici di questi, e dovendo mantenersi prudentemente riservati per non incorrere nella pena del bando, che l'i. r. Polizia ad ogni minimo sospetto, con grande larghezza, loro infliggeva.
Dopo aver tentato d'istituire a Trieste un ospedale particolare per i regnicoli, da nessuno mai chiesto né desiderato, con i fondi dell'associazione Italiana di Bmeficienza, che aveva lo scopo di sovvenire ai bisogni dei cittadini italiani nei casi in cui l'autorità comunale non era chiamata a farlo, cercò di avocare alla propria cancelleria consolare gli atti notarili e le successioni ereditarie di quelli, sottraendoli, contro ogni inveterata consuetudine, ai notai triestini. E dopo un animato colloquio col presidente del Consiglio Notarile, il patriota rovignese dott. Giorgio Piccoli, si lasciò trasportare dal suo risentimento al punto di stendere contro di lui un rapporto al presidente del Tribunale dott. Giuseppe Defacis, il quale chiamò a se e redarguì severamente il Piccoli, che corse allora pericolo di perdere il posto.
Enorme scandalo destò nella cittadinanza questo inquaHficabile contegno del console a lei inviso già in precedenza per i suoi notori rapporti con la Luogotenenza e la Polizia, e corse voce il latto risultò poi vero che una volta avesse provocato il sequestro del giornale liberale-nazionale II Piccolo, dal quale era stato attaccato per la sua eccessiva acquiescenza alle autorità
austriache.
La questione Durando-Piccoli, di cui si interessò con calore tutta la stampa del Regno, fu portata, il 17 maggio 1889, in Parlamento dagli onorevoli