Rassegna storica del Risorgimento
1888-1889 ; IRREDENTISMO ; TRIESTE
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Italo de Franceschi
Matteo Renato Imbxianì e Giovanni di Breganzo, che fecero una interrogazione al presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Francesco Crispi ; e questi promise una severa inchiesta, assicurando la Camera che il Governo avrebbe fatto il suo dovere. Il console Durando fu bensì chiamato a Roma, ma contro di Ini non venne preso alcun provvedimento, essendosi il Crispi dichiarato soddisfatto (per riguardo all'Austria) delle sue vane giustificazioni, che insinuavano come movente del conflitto la pretesa avidità di lucro del dott. Piccoli e degli altri notai triestini.
La grossa vertenza ebbe una nuova più formidabile ripercussione al Parlamento nazionale nelle tornate dell'8 e 10 giugno, e vi presero parte dell'opposizione gli onorevoli Felice Cavallotti, Matteo Renato Imbriani e Alessandro Pascolato, mentre in difesa del Governo sorse a parlare, non per intimo convincimento ma per spirito e disciplina di partito, Alberto Cavalletto, il quale, difatti, si scusò quasi dicendo che dalla proclamazione del Regno d'Italia aveva sempre appoggiato il Governo, e mai ne aveva intralciato in alcuna guisa l'indirizzo politico, mentre approvava lui, il condannato a morte dall'Austria per alto tradimento l'alleanza con la Monarchia absburgica, nella quale diceva di riporre le migliori speranze, evidentemente nel caso, dai più creduto prossimo, d'una guerra contro la Francia. E dopo avere blandita l'alleata si scagliava contro il Vaticano perchè, a suo dire, osava tenere a Trieste italiana un vescovo slavo, come se la costui nomina non fosse dipesa esclusivamente dalla volontà del Governo di Vienna e dell'imperatore. L'amico di Tomaso Luciani e suo antico collega nei Comitati venetoistriani, serviva assai male, in quel momento, la causa dell'Italia irredenta, a cui pur altre volte aveva assicurato tutto il suo appoggio.
Poi parlò Francesco Crispi in difesa del console Durando e agitando i soliti spauracchi ammoniva la Camera alla massima prudenza nelle manifestazioni di politica estera, perchè l'Italia aveva molti nemici, massimo fra tutti e più temibile il Pontefice, e pochi amici, e fra i più leali Francesco Giuseppe l
Felice Cavallotti proferì, in quell'occasione, un discorso magistrale per logica stringente e pacato svolgimento di valide argomentazioni. Egli portò nuovi decisivi elementi d'accusa contro il console Durando, che si era astenuto pochi giorni prima, e cioè il 2 giugno, nella ricorrenza della festa nazionale dello Statuto, dall'esporre il tricolore alla sede del Consolato, per compiacere l'Austria che ne temeva dimostrazioni irredentistiche. E sosteneva l'incompatibilità del ritorno a Trieste del Durando, per non esporlo al rimorso e al dolore di essere causa molto probabile di dimostrazioni e di guai e di vittime.
L'ordine del giorno di riprovazione del contegno del console presentato dal Pascolato e colleghi e a cui dichiarò di aderire Menotti Garibaldi non in senso di sfiducia al Governo ma come affermazione di affetto all'italianità di Trieste, non raccolse che 41 voti, mentre fa approvata a grande maggioranza la mozione Cavalletto.
Questi avvenimenti misero in fermento gli irredentisti di Trieste e nel pomeriggio dell'8 giugno Camillo de Franceschi fu chiamato da S. a un convegno in casa sua. Questa era l'unica volta che il do Franceschi si recò da lui e gli riuscì fatale, perchè diede appiglio a questi di accusare lui e i suoi compagni di cospirazione quando venne formato dalla Polizia. Trovò ivi convenuti alcuni pochi amici, uno dei quali, lo studente Alfieri Rascovich, gli disse che aveva ricevuto l'incarico di avvertirlo ohe per volontà del Comitato direi-