Rassegna storica del Risorgimento
1888-1889 ; IRREDENTISMO ; TRIESTE
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1956
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747
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Irredentismo (Fazione a Trieste negli anni 1888-89 747
tivo del Circolo Garibaldi si doveva la sera seguente collocare un. petardo davanti l'abitazione del console Durando, che contro ogni loro aspettativa, mentre alla Camera si dibatteva ancorala sua questione, era ritornato quel giorno in aria di trionfatore da Roma a rioccupare il suo posto. Camillo de Franceschi rimase un po' turbato da questo avviso, non sembrandogli opportuno e conveniente di portare la lotta in un simile campo, contro un console italiano e questo suo pensiero Io espose agli amici presenti. Volle, come responsabile del movimento d'azione, avere la conferma di quanto gli era stato riferito e potè convincersi che l'ordine era partito veramente da Lorenzo Bernardino e dall'aw. Guido d'Angoli, i quali si erano impegnati col Batterà e con l'on. Imbriani a inscenare a Trieste qualche dimostrazione ostile al Durando, per indurre il Governo al di lui trasferimento. Il de Franceschi sostenne ancora, con convinzione, che le manifestazioni e rimostranze dovevano farle, in questo caso, i cittadini italiani e con altri mezzi che non fossero i petardi, da riservarsi esclusivamente come protesta contro il Governo austriaco e i suoi rappresentanti e aderenti. Ma alla volontà dei vecchi capi i giovani dovevano ubbidire e difatti la sera del 9 giugno Alfieri Rascovich, a ciò designato, fece esplodere il petardo davanti la porta dell'appartamento del Durando in via Carintia, ora di Torre Bianca, n. 21.
Questa innocua detonazione esacerbò in sommo grado le autorità austriache rabbiosamente impotenti a frenare la temerarietà dell'Irredenta, giacché le stesse, dopo incoraggiato e sostenuto il console nel suo stolto conflitto con i patrioti triestini, non avevano saputo tutelarlo da tanto minaccioso sfregio. La Triester Zeitung dell'll giugno, in un grave articolo di fondo dovuto, a quanto sembra, alla stessa penna del luogotenente, intitolato Jm Zeichen der Petardo attribuì al fatto che desterà allarme in tutta la stampa europea un'importanza esagerata e infine, dopo invitato maliziosamente il Consiglio Comunale a smentire, con una solenne affermazione di lealtà, e col presentare le scuse della cittadinanza al console Durando, il sospetto che esso incoraggi col suo atteggiamento politico l'agitazione irredentista, si scagliava con oscure minaccie, che ben presto dovevano effettuarsi, contro la stampa liberale di Trieste, che non trovava una parola di biasimo per gli autori degli ultimi fatti.
Lo stesso giorno una numerosa squadra di poliziotti, guidata dal commissario superiore Cristoforo Busich, figlio di un contadino slavo di Guar-diella, feroce odiatore degli Italiani, al quale era appoggiata dal direttore nob. Carlo Pichler de Deeben, cavaliere ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, la polizia politica, fece, su ordine del giudice istruttore conte Dandini, una retata generale del personale alto e basso dclVIndipendente, dopo perquisiti i locali di redazione, amministrazione e tipografia, nonché le abitazioni dei singoli addetti al giornale. Furono tratti in arresto e consegnati tosto al Tribunale provinciale il direttore Cesare Rossi, i redattori Ferdinando Ullmann e Riccardo Zampieri, l'amministratore Bartolomeo Apollonio, il tipografo Francesco Hualla e il redattore responsabile, pure tipografo, Eugenio Geniram, contro i quali fu imbastito un vanissimo processo indiziario sulla base di alcune allusioni patriottiche contenute nei molti articoli dell' Indipendente colpiti da sequestro.
Uno dei capisaldi dell'accusa era la commossa poetica prosa di Cesare Rossi, uscita anonima il 20 dicembre 1888, contenente un velato accenno all'armi versarlo del supplizio di Guglielmo Oberdan: I giovani diceva