Rassegna storica del Risorgimento
1888-1889 ; IRREDENTISMO ; TRIESTE
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1956
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Irredentismo d'azione a Trieste negli anni 1888-89 749
la meta tanto vagheggiata. Il Cesari, lavoratore agile e instancabile, divenne in breve un ottimo cronista, passò in seguito dall' Indipendente al Cittadino, al Piccolo, al Lavoratore (durante alcuni mesi, nel tempo della prima guerra mondiale), alla Nazione, al Popolo di Trieste.
Messosi quel giorno stesso, con spensierata baldanza, a compilare quasi da solo il giornale, se la cavo per benino. Ebbe come editore e redattore responsabile Giovanni CI arizza, dalmata, e alcuni collaboratori volontari tra cui Giusto Barzilai, Camillo de Franceschi, Alberto Gentili, Àbramo Jona, Ettore Schmitz (il grande romanziere Italo Svevo), Emilio Venezian, Arturo Zanetti che firmava i suoi articoli mondani e di varietà con lo pseudonimo Longino.
Il giornale continuò ad uscire per una diecina di giorni, e cioè sino al 21 giugno, quando il Tribunale, con un pretesto di vizio di forma riguardo alla gerenza, ne vietò la pubblicazione, ohe venne però ripresa il 1 luglio, sotto la direzione del dott. Isidoro Reggio, un simpatico e colto giovane goriziano, ardente irredentista, in stretti rapporti con i capi del movimento tanto di Trieste che del Regno.
Anche durante la sospensione del giornale, che aveva la sua sede al secondo piano del n. 3 di piazza Santa Caterina, le stanze della redazione erano frequentate dagli improvvisati giovanissimi collaboratori, quasi tutti membri del Comitato d'Azione del Circolo Garibaldi, quegli stessi che la Polizia con tanto affanno ricercava e che aveva creduto di spaventare con le sue minacciose misure di repressione. Per la clamorosa attività dell'Irredenta il Governo aveva voluto disperdere e annientare quel covo di dirigenti del movimento nazionale triestino, ed ecco subentrare al loro posto, beffardi e spavaldi, gli autori materiali delle manifestazioni antiaustriache, che gli arrestati venivano accusati di avere moralmente promosse o almeno non mai deplorate.
Il Governo di Vienna preparava altri provvedimenti per ristabilire a Trieste come si esprimevano i suoi organi ufficiali l'ordine e la normalità* Esso prestava docile orecchio specialmente alle insinuazioni e proteste dei partiti slavi, che in quell'anno avevano iniziato una grande offensiva in Istria, ove conseguirono dei parziali successi nelle elezioni provinciali con l'appoggio delle autorità politiche, che fecero presentare, a danno degli Italiani, due i. r. capitani distrettuali: Alberto de Conti, di antica famiglia patrizia triestina, a Pela e Giovanni Scimzig, goriziano, a Pisino.
Tanto gli slavi che gli austriacanti del Litorale attribuivano alla pretesa condiscendenza del luogotenente barone Sisinio de Pretis Cagnodo, gran croce dell'Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro, verso il partito liberale-nazionale di Trieste e dell'Istria il fermento irredentista degli ultimi tempi, e chiedevano la di lui destituzione. Agli esponenti croati pareva, forse, di non essere stati sufficientemente favoriti nelle elezioni istriane. E pure era statoli de Pretis che s'era posto il compito, alla sua entrata in carica, dieci anni prima, di debellare, con mezzi drastici, il partito irredentista e che aveva ideato, nel 1882, l'Esposizione e i festeggiamenti in onore dell'Austria e degli Absburgo. E vero ch'egli si era mostrato contrario all'estremo supplizio di Guglielmo Oberdan per ragioni però di opportunità politica per non creare un martire alla causa italiana e il tempo gii aveva dato piena ragione.
Ai primi di luglio il de Pretis fu sollevato dalla sua carica e pensionato, e corse allora voce insistente, accolta anche dalla stampa viennese, ohe gli sarebbe subentrato un governatore militare, e si fecero ì nomi del generale di cavai-