Rassegna storica del Risorgimento

PEDROTTI PIETRO
anno <1956>   pagina <789>
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LIBRI E PERIODICI
PIEBO PIGRI, Guerra e politica negli scrittori italiani: Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1955, in 8<>, pp. 330. L. 2000.
Nel raccogliere alcuni saggi già editi ed altri inediti, il Pieri, che è induh-blamente il maggiore studioso italiano di storia militare, ha voluto offrire uno schizzo dell'evoluzione dell'arte della guerra dal Rinascimento ai giorni nostri >, cogliendo ad un tempo i legami reciproci tra guerra e politica negli scrittori italiani.
Del Machiavelli, che, attraverso l'inesatta interpretazione degli ordini militari degli antichi, giudica in modo soggettivo Parte della guerra del suo tempo, ven­gono messe in risalto dal Pieri (accanto al fallimento della concezione militare) la fede nelle forze popolari, l'elevazione del cittadino a soldato, l'affermazione dei legami tra guerra e politica concretamente rintracciati. La guerra è infine conce­pita come la più energica e totale espressione dell'attività politica di un popolo (per la diffusione e l'influenza del pensiero del Machiavelli, cfr. il recente saggio di G. PROCACCI, La fortuna dell'Arte della guerra del Machiavelli nella Francia del secolo XVI, in Rivista storica italiana, a. LXVII, fase. IV, pp. 493-528).
Dopo un rapido panorama delle varie riforme e modifiche apportate dai coman­danti e dai teorici d'oltralpe tra il XVI ed il XVH secolo (con il progressivo accentuarsi del peso della cavalleria nella battaglia a scapito della fanteria), il Pieri prende in esame l'opera del Montecuccoli, studiandone in modo organico la produzione teorica, distinta in tre periodi dal 163942 al 1670.
Dai primi scritti (Trattato della guerra, ancora inedito nel testo italiano) fino alle opere della maturità: Dell'arte militare e gli Aforismi, il Montecuccoli affronta i principali problemi dell'arte militare del tempo (prevalenza della fanteria o della cavalleria; picca o moschetto; azione concentrata in due o più linee; uso dell'artiglieria, ecc.); in sede di strategia, insiste sull'iniziativa delle operazioni, sulla celerità, sulla forma annientatrice e logoratrice della strategia, sul modo di preparare la guerra o di cercare battaglia, sulle linee logistiche, sulle fortezze, sul reclutamento, ecc. Teorizzatore dell'arte militare del suo tempo, e in sostanza di quella svedese coi temperamenti del Wallestein, il Montecuccoli possiede non lo spìrito innovatore che precorre l'avvenire, ma soprattutto lo sforzo di ricavare da un'arte militare luminosa, ma ormai al tramonto, le sue estreme possibilità (p. 134).
Dopo il Montecuccoli, sulla linea di svolgimento dell'arte della guerra nel se­colo XVH!, il Palmieri nelle Riflessioni critiche (1761) mostra da un Iato il peso mantenuto fino al tempo suo dallo studio della tattica dell'antichità, e dall'altro l'importanza della meditazione sui principi stessi dell'arte; alcuni dei quali, espressi dal Palmieri (distinzione tra armi e ordini; combattimento vicino e lon­tano: armi bianche e da getto; lotta a cavallo e a piedi, ecc.), sono considerati fondamentali per lo studio dell'arte militare.
II Palmieri vuol trovare la soluzione, cercata dai teorici del tempo, tra linea e colonna, tra azione tattica distruttiva e risolutiva; e, rifacendosi ai Greci e ai Romani, propone Ut falange, con qualche modifica, come la miglior formazione tat­tica. Ma egli, che criticava i predecessori per mancanza di metodo, non compren deva la profonda diversità tra le armi da getto degli antichi e quelle da fuoco, e non valutava il perfezionamento dell'arma e la disciplina del tiro dal '500 in avanti, anche perchè non prendeva in esame (e non fu il solo in verità) il rap­porto tra arte militare e condizioni economieo-politico-sociali. Solo con le guerre
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