Rassegna storica del Risorgimento

PEDROTTI PIETRO
anno <1956>   pagina <792>
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Libri e periodici
DKUO CANTI MOKI. Giacobini italiani, voi. I: Compagnoni, Nido Eritreo , L'Aurora, Hunza, Caldi, Russo (Scrittori d'Italia, 215); Bari, Laterza, 1956, in 8", pp, 470. L. 2600.
Con questo volume s'inizia, nella collana Scrittori d'Italia della casa La­terza, la pubblicazione di una serie di scritti politici dei seguaci italiani della Rivoluzione francese. Ad esso seguiranno infatti, un secondo volume di scritti di giacobini italiani, pure a cura di Delio Cantimori, e quindi altri due volumi, a cura di Armando Salita, contenenti le dissertazioni presentate al concorso bandito nel 1796 dall'Amministrazione Generale della Lombardia sul tema Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità d'Italia . Come è noto, un'ampia corrente di studi, anticipata del resto dallo stesso Cantimori, nel 1943, con i suoi Utopisti e Riformatori, si è rivolta in questi ultimi anni alla storia della domi­nazione rivoluzionaria francese in Italia e dei giacobini italiani, mercè le inda­gini del Calante Garrone e Sahta sul Buonarroti ed i ben noti lavori di G. Vac-carino, V. E. Giumella. C. Zaghi e più altri. Con opportuna iniziativa, questi volumi la ter zi u ni intendono adesso rendere accessibili, anche ai lettori non spe­cializzati, alcuni tra i testi politici più significativi di tale interessante e controverso momento di storia italiana.
Né sfuggirà ad alcuno la notevole difficoltà tecnica, che Delio Cantimori ha dovuto superare nel suo lavoro, trattandosi in genere di scrittori di piuttosto modesta levatura ideologica e letteraria. Se infatti egli si fosse ridotto a stampare niente altro che un'antologia, il suo lavoro rischiava di risultare inservibile per lo studioso; se si fosse indotto a pubblicare una serie di edizioni critiche inte­grali, rischiava analogamente di fare un'opera inadatta al lettore non specialista e soprattutto un mastodontico lavoro di erudizione, sproporzionato al valore in­trinseco del proprio materiale. D'altra parte, una via di mezzo tra l'antologia e l'edizione critica integrale non era esente dal rischio di cumulare gli inconvenienti dell'una e dell'altra formula: un po' come il giuoco del Ponte di Pisa, insomma, che fini con Tessere soppresso dal saggio granduca di Toscana, perchè era troppo per un giuoco e troppo poco per una battaglia . Un giudizio definitivo dovrà essere dato, ovviamente, soltanto dopo la pubblicazione anche del secondo volume dei giacobini italiani. Sino da ora, però, ci sembra di potere affermare che neppure davanti a quest'ardua prova si sono smentite quelle doti di raffinata intelligenza e di acutissima sensibilità critica, per cui Delio Cantimori è ammirato un po' come il Doctor subtUis dei nostri studi storici. Nel suo volume non ci sono né vogliono esserci tutti i giacobini italiani, né tutto del loro pensiero. Ma ce ne è abbastanza due testi integrali di singolare interesse, come il Saggio d'istruzione pubblica rivoluzionaria del Galdi e i Pensieri politici di Vincenzio Russo, ed un'abile selezione di brani del Compagnoni, del Renza, di Nicio Eritreo e del L'Aurora perchè il lettore possa farsi un'idea non inadeguata dei problemi politici, sociali, economici, religiosi, educativi, discussi dai nostri giacobini , delle soluzioni da essi prospettate, della temperie spiri­tuale da essi vissuta. Né ci si imbatte, viceversa, in ripetizioni o quisquilie, per cui il volume finisca col cadere dalla mano del lettore attediato.
Ce ne è abbastanza, oltre tutto, perchè il lettore non specialista possa orien­tarsi un pò* anche nelle discussioni degli studiosi intorno alla legittimità o meno del termine stesso di giacobini italiani ed intorno al l'effettiva portata ed importanza storica di questo fenomeno. Né poco giova in questo senso il pene* trante apparato critico, posto dal Cantimori al fondo del proprio volume.
Come è noto, l'appellativo di giacobini , dato dai loro avversari ai simpa­tizzanti italiani della Rivoluzione ed ai sostenitori dei governi democratici sorti in Italia sino al 1799, è stato contestato di reconte dal Venturi, il quale per