Rassegna storica del Risorgimento
PEDROTTI PIETRO
anno
<
1956
>
pagina
<
793
>
Libri e periodici
793
dimostrarne l'improprietà, ha ricordato che, al momento dell'ingresso dei Francesi in Italia, il club dei giacobini, in Francia, era già morto, e che pertanto i governi democratici italiani del tempo non si muovevano affatto nell'orbita di una politica francese giacobina , sibbene in quella ben diversa della politica del Direttorio. Delio Canlimori, proprio in questo volume, avanza in proposito una sua nuova e suggestiva tesi: non tutti quei patriotti italiani, coi la paura e la rabbia polemica degli avversari affibbiò l'appellativo di giacobini , meritano questa denominazione: ma la meritano sicuramente quei gruppi che mostrarono prima di Termidoro la loro simpatia per la Francia rivoluzionaria, e per questo dovettero affrontare esili e patiboli, nonché quanti, pnre dopo Termidoro, sotto il Direttorio e magari il Consolato, si ispirarono nell'azione e negli scritti al momento eroico della Rivoluzione ed alle idee ed alla prassi degli autentici jacobins, finendo per questo, quasi sempre, col porsi in conflitto con le autorità francesi di occupazione e con i governi democratici italiani, vassalli del Direttorio,
Delimitato così, entro confini relativamente ristretti, il fenomeno del giacobinismo italiano , il Cantimori affronta altresì la questione della sua effettiva importanza storica. Pure respingendo la tradizionale accusa di astrattezza, gravante sui nostri giacobini dal Cuoco in poi, riconosce che costoro non ebbero, né particolare originalità di idee o spiccata penetrazione della realtà politica, sociale ed economica del loro tempo, né una decisiva funzione nella formazione dei regimi democratici in Italia, dato appunto che essi si trovarono quasi sempre in posizione di ostilità verso la politica del Direttorio e dei suoi strumenti italiani. Ma, pure mettendo in guardia contro il pericolo di una sopravalutazione o di una deteriore moda storiografica, insiste nel rivendicare a questi autentici eretici del loro tempo il merito storico di avere agitato idee nuove e problemi di eccezionale importanza, da quello dell'unità politica d'Italia a quello dell'unione di una rivoluzione sociale o di una profonda trasformazione religiosa al moto politico democratico, dall'educazione delle masse all'emancipazione della donna. Né crediamo che, così finemente precisato il campo, si possa gran che dissentire dalle sue conclusioni.
Naturalmente, anche nel consenso, può darsi che rimangano qua e là delle sfumature da discutere o dei particolari da chiarire, come accade sempre in certi casi. Per esempio, ammesso che si abbiano da chiamare giacobini coloro che in Italia si ispirarono al momento eroico della Rivoluzione e alla prassi dei jacobins, non sarà magari il caso di aggiungere che, proprio per questa vìa, si arriva più facilmente alla constatazione della natura sovente spuria e posticcia di parecchio giacobinismo? Salvo errore, il momento eroico della Rivoluzione é quello delle veramente eroiche mobilitazioni della piazza parigina e dell'esercito scalzo cittadino, cioè del travolgente intervento diretto delle masse popolane, compresi i più stracciati ed ignoranti:: della prassi dei jacobins, sempre salvo errore, fa parte costante un legame organico strettissimo con sezioni parigine e campagne, nonché l'appello frequente all'azione diretta popolare e la fiducia nella sostanziale bontà di tale azione. Orbene, in questo volume, non si legge un rigo solo che esprima analoga fiducia o analogo appello all'irruzione delle masse sulla scena della storia o analogo contatto organico con forze popolari urbane e rurali. Gli scrittori che vi figurano, hanno si una gran voglia di educare il popolo alle proprie idee: ma si guardan bene dal pensare che le masse possano intervenire in persona prima nella soluzione dei problemi. Tutto il Rousseau di cui si sono pasciuti, non ha cavato loro di corpo la buona vecchia paura tradizionale di dar troppo corda alla canaglia. 12 senza l'appello all'azione del popolo, senza una fiducia poco men che mistica nelle capacità delie mosse popolari di fare da sé e di fare subito la storia (non già dopo un lungo periodo di educazione ...), dove va a