Rassegna storica del Risorgimento
PEDROTTI PIETRO
anno
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1956
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pagina
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799
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Libri e periodici
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omo stati sol pochi migliaia d'Italiani, ci avrebbero aiutati o almeno stimati. Ma a che prò il sacrificio ora che tatto è consumato, che le armi ai sono deposte, che il Tiranno universale è umiliato e dimenticato?... Oggi la bilancia è cascata col bacino in favore dei confederati; rondarci attorno è ridicola frenesia simile, a quello del moschcrino che voleva orare ronzando su le corna del bue . Egli non è punto né molto consapevole del loro consiglio perchè nessuno mai gii fé* motto del partito che macchinavano; ma poiché era quasi fratello dì un degli arrestati, il governo può crederlo complice e i cittadini possono malignarlo come rivelatore del segreto. Se si allontanasse, alimenterebbe i sospetti degli uni e degli altri. <Ogni uomo teme d'ogni uomo in sì fatte circostanze; la provo d'un secolo di vita integerrima non basta a rassicurare chi tèrne. Questi brani ci dipingono lo stalo d'animo del poeta mentre egli trottava con le autorità austriache, che cercavano di accarezzarlo per avere dalla loro gli uomini d'ingegno più in vista e gli avevano proposto la fondazione di una rivista letteraria apolitico. Egli riteneva, allora, e, con assoluto sincerità Caia bene avvertire) che ogni speranza di redenzione della patria fosse ormai vana. Non restava che adattarsi olio quiete co' nuovi padroni , chiudendo nel cuore ogni sentimento patrio per tempi migliori. Lunga fu la lotta (come afferma il De Winckels) fra l'amore, do una parte, olla terra natia e alla famiglia lontano, e il vivere indipendente e agiato e, dall'altra, le esigenze del suo onore. Forse lo teneva in dubbio anche il timore che lo tacciassero di spia dell'Austria i nemici e gli stessi amici e gli uomini imparziali. Di codeste sue incertezze e di altre che ignoriamo fa fede la lettera alla contessa del 24 febbraio 1815 (l'ultima inviatale dall'Italia), in cui la supplica di non voler apporre a villania il suo lungo silenzio il la ragione si è che sì era trovato, e si trovava, a Serissime strette; il fare è vile, e il non fare è pericoloso , ma essa poteva star sicura che chiunque è stato onorato e agguerrito dalla sua amicizia anteporrà sempre e lietissimamente il pericolo alla viltà . Ma ben presto si presentò l'occasione per la quale ogni indugio doveva essere vinto. Un editto del marzo 1815 invitavo tutti gli ufficiali che prestavano servizio nell'esercito austriaco e anche quelli pensionati o riformati a presentarsi il lo aprile vestiti a rivestiti della divisa per prestare il giuramento di fedeltà al nuovo sovrano. Il Foscolo fu messo, così, come suol dirsi, con le spalle al muro: o giurare e accettare definitivamente il piano di redazione del giornale che gli avrebbe procurato un forte guadagno o lasciare la patria e la famiglia e le persone più care in cerca, altrove, di pane. Sperò per qualche giorno che, non avendo giurato sotto il ceduto governo ed essendo pensionato, gli fosse consentito di non giurare e di non vestire la divisa austriaca; ma poiché gli fu chiaramente fatto comprendere dalle autorità del luogo che nessuna eccezione di sorta sarebbe stata fatta, decretò irrevocabilmente il suo esìlio (e questo avvenne nello notte del 29 marzo del 1815). Per allontanare i sospetti della polizia, che aveva compreso che egli non intendeva giurare e perciò aveva ordinato un rigo* roso spionaggio, finse di far credere che si sarebbe presentato il di stabilito a giurare come tutti .glii altri;; ma in segreto riunì i suoi scritti in una cassetta che affidò all'amico Pellico, raccolse la biancherìa e gli oggetti di lusso in un grande baule che un altro amico avrebbe dovuto inoltrare a Venezia, olio famiglia, e ad essa pure inviò in uno lettera una tratta di 80 napoleoni di argento un'altra lettera scrisse al generalo Fiqueimont scusandosi di non voler prestare il giuramento; e alla chetichella, nella notte tra il 30 marzo e il 1 aprile, a trentasette anni, senza congedarsi da nessuno, senza passaporto, senza danaro, partiva per il suo pellegrinaggio senza ritorno. Le ragioni che in Ini prevalsero, quando si decise di compiere il doloroso passo, son esposte nella lettera cennata suoi, magnifica per sincerità di espressione e per candore di amor filiale, e che basterebbe da sola a condonare il poeta delle molte debolezze che ebbe indubbiamente, ma che i biografi miopi gli rinfacciano di continuo mettendo in