Rassegna storica del Risorgimento
PEDROTTI PIETRO
anno
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1956
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pagina
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802
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802 Libri e periodici
quasi esclusivamente alla corona e ai ministri>, Per lui ogni dimostrazione, di qualsiasi specie, non era mai spontanea, ma voluta e premeditata da chi cercava di fare in tal modo propaganda delle proprie idee. Esse contribuivano a ritardare l'impresa che solo poteva ottenersi con la concordia di tutti e con l'occasione delle complicazioni degli eventi internazionali. Comunque, il tema dei rapporti ideali, prima della crisi del '49, tra il Balbo e il Castelli, a mio parere, abbisogna ancora di ulteriori approfondimenti. Sarebbe pure opportuno (così almeno io penso) che si mettessero a minuto confronto i Saggi con i capitoli XII e XI LI dell'opera del Durando Della nazionalità italiana, pubblicata l'anno precedente a Losanna (e non a Parigi, come erroneamente si scrive da molti): non è improbabile che vi si riscontrino alcune interessanti comunanze di vedute.
Al suo saggio il Talamo premette un breve studio, basato sulla migliore bibliografìa al riguardo, circa la genesi, lo sviluppo e ì limili del moderatismo italiano, nel quale può essere compresa, senza alcuna limitazione, la figura da lui presa in esame. I punti, a mio avviso, più rilevanti della succosa trattazione sono: che il moderatismo non può apparire che un partito conservatore posto suo malgrado In una situazione rivoluzionaria; conservatore non nel senso che erroneamente si dà a questo aggettivo, di retrogrado o reazionario, ma unicamente nel senso di antirivoluzionario; e che esso fu l'espressione della borghesia, di quella sesqui-plebe dell'Alfieri, la quale, nei mutamenti economici e sociali della fine del Settecento e degli inizi dell'Ottocento aveva acquistato piena consapevolezza dei propri diritti e una chiara nozione del nuovo Stato cui essa poteva aspirare, cioè la monarchia rappresentativa, la quale si serviva come elemento conservatore e di stabilizzazione contro le aspirazioni repubblicane celanti sempre, più. o meno, propositi di rinnovamento sociale. E poiché le elassi popolari non avevano ancora raggiunta la coscienza della propria individualità storica, ne avevano formulato teoricamente uno Stato diverso da contrapporre a quello borghese che si andava costituendo, il moderatismo si considerò rappresentante di quelle e assunse la funzione che la struttura economica e sociale della Penisola gli attribuiva di gruppo politico dirigente. Non si può non essere d'accordo con l'A. per la giustezza dei suoi giudizi. D'altra parte sin dal 1943 il Salvatorelli, nella sua eccellente opera Pensiero e azione nel Risorgimento, già avvertiva per l'appunto che il significato del programma nazionale moderato consistette nella propaganda dell'idea nazionale presso vasti ceti che altrimenti sarebbero rimasti estranei ad essa, nella favorita convergenza a prò del Risorgimento di forze politiche economiche culturali religiose; nella dimostrazione che era possibile un programma minimo immediato, senza rivoluzione; nell'avvicinamento, infine, delle forze conservatrici in Europa e dei governi europei alla causa italiana.
Chiudono il pregevole volumetto, oltre una ricca nota bio-bibliografica, una appendice di lettere inedite a D. Berti, al Carutti, al Dabormida, a Giacomo Durando e la disanima della legge elettorale per l'assemblea costituente al Parlamento subalpino (1848), l'unica discussa su tale materia prima del 1882.
MARINO CIRAVECTJA
AMEDEO MOSCATI, / Ministri del Regno d'Italia. Volume I Dalle annessioni ad Aspromonte; Istituto per la .storia del Risorgimento, Comitato napoletano, Napoli, 1955, in 8", pp. 500. L. 2300.
L'A. si e proposto un vasto disegno: di passare in rassegna i vari ministeri che si son succeduti da che Carlo Alberto concesse lo Statuto sino ad oggi e di tessere la vita di ognuno dei ministri che vi han partecipato raggruppando attorno ad essi la narrazione, limitata ai punti più salienti, degli eventi politici dell'epoca.