Rassegna storica del Risorgimento

PEDROTTI PIETRO
anno <1956>   pagina <804>
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Libri e periodici
dopo Cavour, che non ora sufficiente ne era conveniente estendere dovunque per dare unità al Paese, i vecchi ordinamenti piemontesi ma che essi dovevan essere diversi secondo le regioni in conformità delle tradizioni storiche e delle relative membrature economiche e sociali. L'avere osteggiata, per scarso senso della realtà, la sagace proposta del Minghetti (e l'avversario più autorevole fu nientedimeno che il Ricasoli!) fu cagione di tristi guai futuri. Già il Salvatorelli avvertiva nel 1943 t) che nell'aver posto da parte il problema del decentramento il Risorgi mento trovò forse il suo arresto più grave ; e la sua acuta notazione ha rice­vuto testé la piena dimostrazione con gli studi pregevoli del Romeo, del Romano, e particolarmente dell'Alain,2) il quale ha dimostrato, su sicure prove, che la sollevazione, ad esempio, di Palermo del 1866 non fu dovuta, come si è affermato costantemente sino a ieri, agli elementi più turbolenti delle infime classi, ma unicamente al sentimento generale, nell'isola, d'insofferenza per l'applicazione tirannica del nuovo ordinamento amministrativo, imposto da una burocrazia miope, prepotente e ingorda.
Al Minghetti fu pure fatto colpa di una certa responsabilità nella caduta della Destra, di cui era egli effettivamente il capo; ma è accusa alquanto ingiustificata, perchè quand'egli fu per l'ultima volta al potere pia il suo partito era logoro, non solo per dissensi interni, ma perchè si era ormai troppo chiuso in sé, rigidamente attaccato a posizioni mentali retrogade e aveva quasi perduto compiutamente il contatto con la popolazione, specie dei ceti meno abbienti, i quali attendevano ansiosamente da una elasse dirigente progressista la soddisfazione delle loro giuste aspirazioni. Il trapasso dalla Destra alla Sinistra invero avvenne senza alcun rivol­gimento (Impropria è la denominazione che si usa ancora oggidì di e rivoluzione parlamentare ì : fu più che altro uno spostamento di poteri di due partiti, san* zionato dal Re, i quali in realtà seguivano un indirizzo politico sostanziale non molto diverso. Vide giusto lo Spaventa, che in un discorso pronunciato all'Assem­blea costituzionale romana nel 1879 diceva che innegabile era l'identità d'origine e di intenti dei due partili, e comune pertanto la predisposizione a commettere errori, dei quali la responsabilità, secondo lui, ricadde sulla Destra che aveva in mano la direzione dello Stato e la Sinistra seppe cavarne profitto. E in effetti dapprima basi cosi poco solide ebbe la Sinistra che fu necessario, poco dopo il mutamento, procedere a nuove elezioni e per alcuni anni ancora gli stessi mali lamentati durante il governo della Destra non vennero punto meno, anzi si accrebbero, forse; quali: corruzione degli elettori e procacciantismo e affarismo degli eletti, e, in genere, abbassamento del costume e maggior confusione degli animi . 3)
Tutt'altro temperamento ebbe il suo immediato successore, il Dcpretis, che l'A. ci presenta con vivezza di colorito. Nelle sue parole non l'affacciarsi di con celti lungimiranti, non sdegni repressi, non sfolgorìi di entusiasmo. Mente asso­lutamente pratica, egli guardò tutte le questioni con la visione rivolta unicamente alla stretta situazione del momento. Portò nella vita pubblica il vigore della resistenza, lo studio della precisione dei particolari, a cui lo avevano abituato i compiti della vita privata e soprattutto la lunga, feconda esperienza amministrativa nella direzione delle vaste tenute dei conti pavesi Gazzanìga; e dovette il suo successo, nella diuturna permanenza al potere (così asserisce il Moscati), csscn-
') In Pensiero e azione, cit.
2) In Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra, Torino, 1954. Sul decentramento amministrativo proposto dal Minghetti vedi l'articolo di Attilio Craglietto su questa rivista del 1956, fascicolo IL
3) Così GIOVANNI SPADOLINI a p. 178 del suo Ritratto deWItalia moderna, Fi­renze* 1948, non citato dall'A.