Rassegna storica del Risorgimento
PEDROTTI PIETRO
anno
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1956
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pagina
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805
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Libri e periodici 805
zialraente alle sue qualità accomodanti, alla capacità di accorto navigatore tra gli scogli della rotta, all'abilità di saper smussare gli angoli e alla natura sua pia-mia, quasi glaciale, ma in fondo buona, che, se non gli attirò amori, non gli procacciò odi tenaci. È su per giù il ritratto che ne fa Gioliti i. nelle sue Memorie, Gioì itti,1) clic lo conobbe ben da vicino e che ebbe con lui, nella sua politica, qualche innegabile tratto comune. Uomo fermo e deciso, Io dice, grande lavoratore, odiatore delle vane declamazioni, ma non scettico e non cinico, tutto cedilo alle cure della pubblica amministrazione di cui era profondo conoscitore. E sopra ogni cosa egli ebbe uno dote che deve essere tra Le prime di un uomo di governo : il buon senso s>.
Ma il Depretis è passato alla storia quasi soprattutto per il cosidetto trasformismo , contro cui si scagliarono dapprima, e spesso con virulenza, scrittori e uomini politici di intemerata coscienza, i quali lo ritenevano pernicioso e contennendo perchè, con il pretesto della concordia nazionale, con i frequenti acrobatismi parlamentari, con la serie continua di subdoli espedienti, avrebbe indebolito a mano a mano ogni sentimento di dignità personale e lo stesso concetto di morale perfezionamento. Su codesto fenomeno, che accese di già tante polemiche e anche recentemente ha offerto l'occasionc a nuovi diversi punti di vista,2) il nostro A. si sofferma piuttosto rapidamente. Eppure l'argomento si prestava più di molti altri per comprendere il vero valore della personalità del Depretis. Il trasformismo indubbiamente non giovò ad elevare il tono della vita nazionale; ma convien considerare che l'abbassamento era allora nella natura delle cose e non era solo italiano, ma europeo, determinato in parte, da noi, da una certa stanchezza dopo il grande sforzo per la conquista unitaria e, in particolare, dal venir su del positivismo, che non contribuì certo a ravvivare gli ideali. Comunque va dato il merito, a mio modesto parere, al governo del Depretis, tra errori e deviazioni, non solo, come si suol ripetere, di aver rafforzato l'esercito e la flotta, ma soprattutto, con l'estensione dell'elettorato, di aver favorito l'emissione nel quadro del nnovo Stato dei ceti che ne erano stati esclusi preparando così le condizioni necessarie per una maggiore giustizia sociale e per un futuro avvicinamento degli spiriti.
Autodidatta della politica fu invece (dice bene l'A.) il Sella, il quale, giunto alla vita pubblica senza esperienza dall'insegnamento universitario e nominato, giovanissimo, ministro, fu accolto alla Camera non solo con sorpresa, ma con diffidenza. Presto per altro egli si rivelò uomo politico tra i più singolari del suo tempo e il più degno, dopo il Ricasoli, a mio parere, di essere paragonato a Cavour per la tenacia del volere, la prodigiosa abilità, lo sdegno della popolarità, Patti-vita incomparabile, l'andar dritto, senza esitazioni di sorta, per il cammino che egli si era segnato. Il Sella non salvò soltanto l'Italia dal fallimento, secondo la frase che è ormai venuta tradizionale, ma fu maestro di vita agli Italiani per il suo amore alla libertà, per il massimo rispetto dell'iniziativa personale, per il suo spirito di sacrifìcio ad oltranza, per l'ardimento nella difesa dei propri principi. Se gli fosse stato concesso, ciò che non fu possibile per le discrepanze dell'ora, di assumere la presidenza del Consiglio dei ministri in un momento difficile per la sorte del Paese molto probabilmente egli avrebbe sapulo por riparo a tanti dolorosi traviamenti. Il Moscati ha convenientemente rilevato i meriti eccezionali
i) Volume I, p. 36 ss. Sul passaggio dalla Destra alla Sinistra e sul trasformismo e le polemiche relative è da consultarsi utilmente l'intelligente raccolta di NINO VAI-ERI, La lotta politica in Italia dall'Unità al 1925, in Idee e documenti, Firenze, 1946. che non vedo mai citata dal Moscati.
2) È tornato da poco sulla questione il CAROCCI con il suo saggio Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino, 19S6.