Rassegna storica del Risorgimento
PEDROTTI PIETRO
anno
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1956
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pagina
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806
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806 Libri e periodici
del Sella; ma sarebbe stalo opportuno che avesse messo in maggior luce tin aspetto della sua grandezza} su cui troppo poco si insìste di solilo, e cioè la sua ferma e costante mira che si compisse l'unità italiana con Roma capitale. À lui, e non al Lanza, che da solo avrebbe ceduto alle pressioni die gli venivano de ogni parte; a lui, che fu sempre accanitamente contrario al potere temporale e all'ingerenza della Chiesa nello cose dello Stato e che intuiva quale servigio avrebbe reso non solo all'Italia, ma a tutta l'umanità (come giustamente osservò il Croce) l'entrare in Roma con la testa alta; a lui, che si impose ai suoi colleglli al potere perchè fosse disdetta la Convenzione di settembre, superando coraggio* Burnente i segreti maneggi del Re, sempre pronto a fare una politica personale, anche se in contrasto, talvolta, con gli interessi della Nazione (è un punto codesto della nostra storiografia che abbisogna ancora di più validi approfondimenti);1) a Ini si deve se si riuscì a risolvere degnamente un problema assai arduo, coronando il sogno dei patrioti più ardenti del nostro Risorgimento.
Un altro liberale puro, che ebbe, come il Sella, anima fiera e incorrotta fu il De Sanctis. Fu più volte ministro dell'istruzione pubblica (nel 1861-62; nel 1878 e nel 1879>81). L'A. ne esalta a ragione le eccelse virtù di educatore e di critico, ma sotto l'aspetto politico ce ne offre nn profilo poco lusinghiero. Nel* l'elevarsi al di sopra di quelle che potevano essere le condizioni di fatto e le situazioni pratiche si ispirava spesso (così dice il Moscati) ad illusioni, che, pur essendo effetto di una ideale concezione, prescindevano dalla conoscenza delle passioni umane. Fu, insomma, un ingenuo, perchè gli mancò la chiara visione della coscienza del Paese nel tempo in cui egli partecipò alla lotta politica. Non credo si possa sottoscrivere a codesto giudizio senza riserve. Il De Sanctis non aveva (e siam d'accordo) la tempra di uno scaltro tribuno; ma, animato da un sicuro sentimento di patria, comprese ben presto che i ricatti, i soprusi, gli abusi di ogni sorta del demagogismo imperante, asservito agli interessi di parte, sformavano a poco a poco il mondo morale e intellettuale da cui era nata l'Italia: perciò, uomo in cui pensiero e azione erano tutt'uno, come nella scuola e negli scritti, tese ardentemente anche nel Parlamento, con infocati discorsi, a richiamare le forze vitali, a rigenerare il coraggio civile, l'onestà, l'iniziativa, la disciplina, in una parola, a ritemprare i caratteri >. Non è da meravigliare se egli fosse tacciato di sognatore in un grigio momento della vita italiana, in cui predominava il vuoto nelle opere e nei costumi ed era norma comune la contraddizione tra il detto e il fatto, tra il reale e l'ideale. Anche molti suoi provvedimenti da ministro della pubblica istruzione furono oggetto allora di censura, come ricorda il Croce. Quanti avranno allora compreso che, ad esempio, istituendo l'insegnamento obbligatorio della ginnastica nelle scuole egli, in perfetta coerenza con i suoi fondamentali principi, sperava che fosse possibile guarire, con l'irrobustirne la fibra, la debolezza etica e volitiva degli Italiani, che egli riteneva la causa maggiore della decadenza nazionale? Mancanza di avvedutezza politica, come pare pensi l'A., perchè lasciò la Destra per la Sinistra, ove ben presto ogni contrasto di idee fu soffocato da espedienti di ogni fatta e dalle nuove consorterie, non meno deleterie, se non di più, di quelle del partito che egli aveva abbandonato e contro il quale aveva scagliato i suoi strali? Ma che dire allora di Crispi, che, dopo aver tuonato, nel 1874, che l'organismo dello Stato era del tutto viziato e che nella politica italiana
i) Vedi, p. c8., CARLO PI SCHEDO A, L'attività politica del Cavour dopo Villafranca a proposito della politica personale del Ho, in Scritti vari dèlia Facoltà di Magistero di Torino, 1950, p. 39 ss. e particolarmente l'interessante studio, ancorché alquanto audace, di M. VINCIGUERRA, / partiti italiani dal 1848 al 1955, Roma, 1955. Benché polemico, è da suggerire pure la lettura del libriccino, assai informato, di L. SALVATORELLI, Casa Savoia nella storia d'Italia, Milano, ed. Gentile, 1945,