Rassegna storica del Risorgimento
PEDROTTI PIETRO
anno
<
1956
>
pagina
<
807
>
Libri e periodici 807
vi era un <virus che ne appestava o minacciava la vita* e nel *78 aver dichiarato che il trasformiamo ora un incesto parlamentare e aver pubblicamente affermato che egli avrebbe mantenuto sacro il fuoco di quelle convinzioni che erano state, a sua detta, il patrimonio della sua vita politica, accettava poco dopo di far parte corno ministro degli interni del ministero capeggiato dal tanto vituperato Deprctis? Comunque, a mìo avviso, in politica il De Sam-lis superò tutti i teorici del suo tempo per il concetto preciso che egli ebbe della libertà concetto che è attuale, proprio oggi, più che mai. Nel discorso, alla Camera, del luglio del 1867 egli, rinnegando la libertà poltrona e inorganica che lascia la vita al suo processo storico, fosse anche di dissoluzione e che, tra l'altro, rivela quel diletto d'iniziative e di coraggio morale che noi sogliamo mascherare sotto la formula del "lasciar fare" e del "lasciar passare", distingueva due forme di libertà: l'astratta e finta e la verace e reale. La prima (diceva) è il porto in cui si rifugiano le classi che si ribellano all'operosità morale, ovvero del progresso, ed è perciò vuota di contenuto ed è quella che in nulla si differenzia dal dispotismo. La seconda, quella che è veramente effettuale, ha la forma di imperativo etico-religioso: promotrice di progresso, operoso e militante, essa tende di volta in volta a preparare le condizioni necessarie a dare all'uomo dignità di persona libera.1)
Un altro letterato ebbe il Parlamento nel periodo trattato dal Moscati, e cioè Terenzio Mamiami. Ma quale distanza dal De Sanctis! Non per l'attaccamento alla Patria, che pure in lui fu fervidissimo (per essa combattè e soffri l'esilio) e per l'operosità spiegata, fuori del Parlamento, negli scritti politici, per la redenzione morale e sociale del Paese (degno di particolare ricordo il suo Parere intorno alle cose italiane del 1839, non ricordato dall'Ai in cui egli, sin d'allora, propugnava il bisogno di iniziare il processo evolutivo della plebe, troppo lontana, egli diceva, dalle qualità che son proprie dei popoli liberi); ma per hi mancanza in lui, contrariamente a quel che afferma il Moscati, di ispirazione poetica e di forza speculativa. Cià lo stesso De Sanctis, esaminando in sede critica, non polemica, gli scrittori della scuola moderata, giudicava i famosi Inni religiosi dell'amico Mamiani troppo privi dell'*ingenuo sentimento della fede e le sue prose, oltreché fredde, lisce e accademiche; e il Giordani confessava, in una lettera del luglio del 1832, che il Mamiani era sì assai buon'o e gentile , ma che non gli era mai parso che potesse avere impeto né profondità . H Gentile *) disse di lui, come poeta, che la teoria, l'astratto fu la muraglia al di qua della quale era la poesia e la vita; e quanto alla sua filosofia, che nessuna traccia ne rimane in nessuna questione e che nessuno, trattando argomenti filosofici, lo ricorda, nessuno più legge i suoi libri, nessuno accenna ad un'idea da lui propugnata. E, pochi mesi prima di morire, Bertrando Spaventa scriveva che l'influenza del Mamiani fu perniciosissima alla filosofia italiana, perchè egli ha sostituito e fatto valere in tutti i modi il dommatico, tra l'altro, e la rcttorica, e avendo smarrito o sbarrato la gran via aperta da Kant, ha dato origine, tra gli altri mali, a un codazzo di spiritualisti antidiluviani e a un formicolaio di materialisti o positivisti preadamitici . E mi par che basti.
Leggendo con la dovuta attenzione ma, nel contempo, con vivo piacere, per l'agilità del dettato e per la gran copia di preziose notizie, il notevole lavoro del
W Vedi: M. CIAHDO, La libertà nel pensiero politico di F. De Sanctis, in Nuova rivista storica, 1954, fascicolo L II Ciardo ritiene che con il discorso citato siamo già alle soglie della giustificazione antiedonistica della libertà quale sarà teorizzata più tardi con piena chiarezza speculativa, dal Croce.
2) Nel lungo saggio a lui dedicato in La Critica, 1904 (fascicolo IV), riportato poi nel 1917 nel I volume (pp. 87-137) de Le origini della filosofia contemporanea in Italia, editore Principato, Messina.