Rassegna storica del Risorgimento

PISACANE CARLO
anno <1957>   pagina <6>
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6 Raffaele Colapietra
è del tatto annullato, o, per meglio dire, è sottomesso inflessibilmente alle leggi della volontà generale, ohe lo designano e si servono di lui soltanto come veicolo, come realizzatore pratico dei fini supremi e fatali del genio nazionale.x) Si delinea cosi in teoria la posizione che il Pisacane incarnerà concretamente nei confronti della rivoluzione italiana, come abbiamo accennato più sopra. Ed ora ci preme esaminare più da vicino queste idee fondamentali di libertà, di disciplina militare, di forza popolare, precisando i limiti dell'iniziativa individuale, le sue ragioni ed i suoi scopi, sempre inquadrati (quando non siano in aperto conflitto con gli interessi collettivi, come a proposito dei diritto di proprietà e dell'innaturale gerarchia soldatesca di casta) nella lucida cornice dell'azione popolare, che si svolge seguendo le vie del suo destino. 2) E prendiamo ad esempio il concetto di libertà, quale è tratteggiato nel Saggio sulla Rivoluzione (Milano, Agnelli 1860, pp. 70 e sgg.): il suo carattere naturalistico, primigenio, di pretto stampo fllnministico, è sottolineato dall'annotazione che per essa non si può ammettere restrizione alcuna al suo effondersi gioioso e spontaneo, che viene alla luce con la freschezza di un sentimento innato della natura umana. Ma badiamo: non ai tratta di un'a­strazione individualistica, calata su un uomo modello, e considerata nella sua semplicità filosofica e nella teoria dei suoi attributi: il Pisacane vi con­trappone immediatamente le esigenze imprescindibili della collettività come tale e dei mutui rapporti sociali dei suoi componenti: l'individuo libero e beato è, cioè, rapidamente posto di fronte ai suoi doveri di membro di una Patria ben determinata e di una comunità organizzata in un certo senso, nella quale egli deve eseguire, da buon cittadino, la parte affidatagli, in armonia con i compatrioti ed in recisa distinzione dagli stranieri, potenziali e forse predestinati nemici (cr. 1. e: La libertà...,, non può esistere senza nazionalità..... per non dirsi una menzogna, una derisione, richiede un'altra condizione, per molto tempo ignorata, ora ad arte disconosciuta, l'ugua­glianza). Il secondo termine della triade rivoluzionaria giacobina soverchia gli altri due al punto da annullare e sopprimere esplicitamente la fratellanza, utopia cosmopolita, e da piegare la libertà individuale al nuovissimo ufficio di componente, di semplice e non indispensabile complemento, anzi di secon­daria conseguenza di una libertà più ampia ed augusta, che è quella della Nazione, settecentescamente tenuta dissociata dai suoi cittadini. Sicohè di particolare importanza, per intendere l'intima natura di questa libertà comunitaria, è lo studio delle sue realizzazioni politiche in rapporto al prin­cipio d'autorità, che il Nostro osteggia e combatte con tutta la sua energia, ravvisandovi il nocciolo del dispotismo autocratico, dello sfruttamento capi­talistico e delle disuguaglianze sociali. A p. 25 dei Saggi leggiamo, in termini
1) Leggiamo a p. 5 del IV Saggio: Le opere di un popolo sono eterne, perone traggono origine dall'ingegno universale e costante di un'intera Nazione e non già d'un uomo . W *) Quando il Pisacane cerca di delineare il suo ideale di una società perfetta, seguendo la condizione dei singoli individui, la sua esposizione diventa insolitamente approssimativa ed imprecisa. Così, ad es., all'inizio del Saggio: .... quella (società) in cui ciascuno fosso nel pieno godimento de' propril diritti, che potesse raggiungere il massimo sviluppo di cui sono suscettibili le propriejfacoltà fisiche o morali; ..... in cui la libertà non turbasse l'eguaglianza (aie: ai noti il disagio), in cui in ogni uomo il sentimento fosse d'accordo colla ragione (1?) .