Rassegna storica del Risorgimento
PISACANE CARLO
anno
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1957
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pagina
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8
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8 Raffaele Colapietra
pubblica, come forma di supremo ed imparziale controllo, e persino per la riesumazione del trionfo, spettacolare cerimonia di ringraziamento popolare ai servigi resi dal condottiero, che sembra al tempo stesso suggellare un periodo eccezionale con la remissione solenne del potere nelle mani del popolo sovrano. Questa risentita polemica contro la prepotenza gerarchica dei singoli superiori, nell'esercito, manifesta ed aspra a p. 28 del Saggio ( La disciplina degli antichi era il rispetto alle leggi del paese sic: il guerriero cittadino, la disciplina dei moderni è la cieca obbedienza agli individui) si allarga più avanti fino ad investire i motivi profondi, umani, dell'iufiacchi-mento dello spirito militare, dovuto all'iniquità del dispotico, irragionevole arbitrio cui soggiacciono le moltitudini in armi per il capriccio di poche teste coronate (p. 77: Quando le milizie sono destinate, non già a difesa della nazione, ma a sostegno del trono ed a sollazzo dei Re, diventa penosissimo ai cittadini il militare servizio). Al sentimento d'irragionevole e disumana supinità alle imposizioni dei despoti bisogna quindi sostituire un nuovo e più vivo sentimento collettivo, che unisca in un solo, concorde pensiero, le folle, e le spinga di buon grado ad affrontare i pericoli e la morte. Questo sentimento, scaturito da una libera determinazione della volontà, è l'amor di patria, che avrebbe a formare il core delle milizie {Saggio IV, p. 38). Esso non consiste in altro che nel sentirsi vivamente partecipe della vita della Nazione, senza estraniarsi da alcuna sua manifestazione, *) e vale a consacrare con la forza delle armi popolari il principio intangibile di nazionalità. Peraltro, onde non rendere questo così fecondo atteggiamento spirituale una vuota adorazione di qualche entità astratta, che può ingannevolmente personificarsi in alcune figure di leggendario prestigio ed autorità, facendo raccogliere nelle mani d'un solo le speranze ed i voti di un popolo, il Pisacane appone all'amor di patria un correttivo, o meglio necessario complemento, concreto, immediato, alla portata di tutti, nell'utile della vittoria. Egli accomuna i due sentimenti così distanti, e si direbbe repellenti fra loro, e compie chiaramente questo connubio per premunirsi contro l'eventualità di una guerra scatenata per puro infatuamento collettivo, per una generale ventata d'orgoglio nazionalistico, manovrata da mestatori interessati e senza scrupolo. Qui si riscontra a luce meridiana come il pensiero del Pisacane sia costantemente volto ad assicurare alla sua teoria un concreto piedistallo che faccia leva indistintamente su tutti i cittadini con una eloquenza brutale, ma ammonitrice in troppo sconsiderate avventure. Le dichiarazioni esplicite in tal senso, tendenti cioè ad eliminare ogni pericolo d'iniziativa isolata e di suggestione delle folle, non scarseggiano certo. A p. 32 del Saggio più. volte citato i due predominanti " complementari incentivi all'azione sono avvicinati con incontestabile efficacia: <c L'amore per la patria e l'utile della vittoria son le cagioni che fra milizie nuove alla guerra suscitano il valore, né questi sentimenti possono destarsi se il soldato credesi affatto estraneo alla causa che difende (è, come chiaramente appare, un'autentica compenetrazione istituita fra elementi diversissimi ed eterogenei, come il valore personale, la disciplina militare, l'ossequio alle leggi patrie ecc., su cui la spinta utilitari-
]) Cfr. p. 84 del Saggio IV: Come potrà essere animato da spirito nazionale colui che si fa straniero a tutto quello che scriva, che pensa, che discute la nazione? .