Rassegna storica del Risorgimento
PISACANE CARLO
anno
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1957
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pagina
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10
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10 Raffaele Cola pi etra
illuminati indivìdui, disinteressati o meno che BÌano, è decisamente negata perfino l'esistenza (anche se la situazione venutasi a determinare si adatta ai disegni della Nemesi insurrezionale), in quanto la diffidenza per la congiura del singolo capitalista o di una ristretta oligarchia dominante impedisce al Pisacane di cogliere le lontane possibilità di sviluppo collettivo della singola intrapresa, da lui aprioristicamente escluse, ed anzi condannate, come contrarie per proprio connaturato difetto d'origine all'interesse dell'organismo collettivo.
Accanto a queste posizioni particolari singolarmente significative si dispiega tutta la intransigente polemica contro la proprietà individuale, considerata negativamente non soltanto alla luce del principio economico dell'utilità comunitaria, ma nella profonda iniquità etica che sta a fondamento della concezione sua, col porre il corpo sociale all'arbitrio di pochi speculatori senza scrupoli.1 ) L'indipendenza assoluta e sovrana che il Pisacane vuole sempre riserbata alla collettività nel suo insieme non può ammettere influenze estrinseche o deviazioni dovute alla volontà preponderante di qualche affarista. Ogni accrescimento della Ubera disponibilità di un individuo corrisponde ad nn restringersi del raggio d'azione e di sovranità dell'anonimo corpo sociale: il che offende i supremi principi dell'autore sull'interesse pubblico e la sua illimitata autorità ed il suo assoluto diritto di preminenza. La formulazione più. esplicita di tale contrapposizione, molto interessante anche perchè, con schietto procedimento deterministico, riporta quest'ultima alle sue radici naturali, ontologiche, si trova a p. 23 dei Saggi: Da quella diversità d'indole che distingue l'individuo dalla moltitudine, ne risultano l'usurpazione continua di quello ed il non interrotto concedere di questa; ed a p. 163 del Saggio sulla Rivoluzione si addita neh"impedire che i proprietari rinascano uno dei fini massimi del movimento preconizzato, ricollegandosi a quanto era stato detto poco prima sulle difficoltà imprevedibili che, ad opera di alcune individualità potenti coalizzate contro l'interesse comune, il Ubero svolgimento dei fati rivoluzionari di un popolo deve affrontare, rallentando così il suo corso e deviando rispetto all'obbiettivo finale ( Ogni Nazione tende con le sue rivoluzioni verso le leggi di natura si noti il fondo ancora e sempre schiettamente illuministico -ma, nel suo aspro cammino, può incontrare ostacoli taU che ne logorano le forze e la distruggono', affermazione probabilmente sfuggita al Pisacane per distrazione, in un attimo d'amor d'eloquenza).
Sicché ci sembra di poter concludere queste schematiche note col rifarci alla formula rosselliana suU'ultimissimo periodo speculativo del pensatore meridionale, per correggere in un senso tutto particolare la nozione dell'individualismo del Pisacane, che si riferisce costantemente alla collettività considerata come un organismo compatto e granitico, alla collettività che indirizza con volontà uniforme e pertinace la sua azione al compimento dei propri destini, alla collettività nella quale i singoli individui non appaiono che come fomentatori di disordini o suscitatori di complicazioni ed ostacoli più o meno funesti. L'individuo come tale, infatti, non soltanto non gode di una propria autonomia di giudizio e di comportamento, ma è sempre considerato, nel campo economico come in quello politico e nel militare (per non
1 ) Sulla traccia di Mario Pagano il Pisacane propugna la distruzione di chi usurpa .