Rassegna storica del Risorgimento

ECONOMIA
anno <1957>   pagina <60>
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Renato Giusti
Tra i concorrenti, un medico ritiene che il problema pregiudiziale sia quello igienico-sanitario (lotta contro la malaria, costruzioni di abitazioni pia salubri, migliore alimentazione, ecc.), un ingegnere insiste sulla neces­sità del prosciugamento idraulico, ed un proprietario parla della formazione di grandi associazioni economiche di proprietari fondiari ai fini di migliorare la produzione secondo le diverse zone della regione (pianura, collina, mon­tagna); si comprendeva d'altra parte che questi intenti di miglioramento fon­diario non potevano essere perseguiti dai singoli proprietari, non avendo essi i capitali necessari: veniva di conseguenza ricercato il contributo di enti pubblici, dello Stato, o rapporto di capitale straniero.
L'economista, premiato dall'Accademia, tenendo conto del fatto che la Maremma produceva grano a prezzo tale da non poter sostenere la concor­renza, proponeva mutamenti nei metodi delle aziende agricole, e di colti­vazione dei campi, con diminuzione dei costi e non delle mercedi operaie (si­stema colonico della mezzadria poderale o uso delle macchine).
La conclusione a cui perviene l'Imberciadori rileva come la realtà storica successiva abbia dato ragione in parte a tutti i concorrenti ricordati: si avranno infatti più tardi, in un limitato periodo d'anni, l'istituzione di un centro sanitario, la distinzione delle coltivazioni secondo le zone agrarie, la bonifica maremmana a cura di privati e soprattutto ad opera del pubblico erario, e infine la diffusione del sistema colonico mezzadrile poderale anche in pianura. Vogliamo poi segnalare questo breve saggio del Salvadori, *) che leg­gendo attentamente l'opera del Gioia relativa al mantovano (Statistica del Dipartimento del Mincio, Milano, 1837), ha raccolto e collegato una serie di motivi e di acute osservazioni dello scrittore piacentino.
La statistica del Dipartimento del Mincio non è perciò soltanto una sintesi di notizie e di dati, ma una conferma del carattere stesso del Gioia, del suo gusto dell'osservazione dei fatti; del suo realismo e della vis pole­mica animatrice dei suoi scritti.
La critica che egli rivolge alla cultura aristocratica e umanistica si fon­da sai precisi interessi pratici, che sorreggono il suo lavoro e le sue ricerche; per cui da un lato il Gioia vede i limiti della storiografia mantovana (più legata ai fatti politico-militari che alle innovazioni tecniche e alle notizie di carattere economico), dall'altro sottolinea l'importanza, ad esempio, del­l'Accademia di scienze, lettere e arti, e delle istituzioni che tendono a pro­muovere gli studi e a migliorare le condizioni di vita della popolazione.
Lo spirito illuministico, il gusto del concreto (industria, commercio, ecc.), la consapevolezza dell'opera compiuta dagli ebrei per lo sviluppo degli af­fari si connettono ad una impostazione di principi generali, da cui discende la singola annotazione. Tutte le pagine del Gioia relative all'agricoltura mantovana, poste egregiamente in risalto dal Salvadori, implicano una certa concezione della funzione dell'agricoltura in rapporto alle altre atti­vità (sarebbe stato, forse, opportuno rifarsi allo scritto di F. LUZZÀTTO, La politica agraria di Melchiorre Gioia, Piacenza, 1929), e una valutazione della grande proprietà, dell'affittanza e del trasformarsi dei rapporti di proprietà in Lombardia verso la fine del '700 e all'inizio del secolo successivo.
1) RINALDO SALVADORI, L'economia e la società mantovana del periodo napoleonico nelle osservazioni di Melchiom Gioia, in Bolkuùw storico mantovano, a. I (1956), n. 1, pp. 61-80.