Rassegna storica del Risorgimento

ECONOMIA
anno <1957>   pagina <62>
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Renato Giusti
tale alla terra (con la difesa del diritto di proprietà), dall'altro è esaltata la grande affittanza capitalistica, die facilita l'accumulazione. Cosi il suo libe­rismo, che nasce da una visione agricola del problema, trova conforto nella libera e universale concorrenza delle forze in contrasto, e nella lotta con* tro monopoli e vincoli protezionistici.
Esempio tipico di vincoli e legami d'ogni genere si ha nella vita delle comunità ebraiche che, dopo un breve periodo di libertà goduto con la ve­nuta dei Francesi in Italia, risultano oppresse da una legislazione estrema­mente illiberale nei loro confronti. Non tanto per indicarlo come modello di ricerca, ma solo per sottolineare l'opportunità di ricerche locali per la migliore conoscenza dell'apporto economico e sociale degli ebrei allo svolgersi della vita e della civiltà in Italia, si vuole ricordare il breve studio di . DE BENEDETTI, l) che porta qualche utile indicazione (troppo scarne notizie in verità, anche per la distruzione dei documenti) sulle condizioni economiche e lo stato giuridico degli ebrei nel sec. XIX. E, d'altro lato, proprio recente­mente il De Felice ha acutamente messo in rilievo l'importanza del problema pel periodo fine Settecentoprimo Ottocento (R. DE FELICE, Per una storia del problema ebraico in Italia alla fine del XVIII secolo e all'inizio del XIX, in Movimento operaio, a. VII (1955), n. 5, pp. 681-727).
Del grosso numero di Movimento operaio, dedicato al movimento con­tadino in Italia, 2) vogliamo segnalare soltanto due saggi relativi alle leghe, ai contratti agricoli e agli scioperi in Toscana.
Il Mori, studiando la mezzadria alla fine del sec. XIX, in rapporto ai primi scioperi mezzadrili, si ferma fin dall'inizio sul crollo del mito, secondo cui il contratto di mezzadria rappresentava l' immunizzai ore contro le agitazioni sociali, e cerca di individuare gli aspetti pia rilevanti della strut­tura agricola toscana e le ragioni del crollo di quel mito; ragioni che si pos­sono sintetizzare in questi punti: la creazione del mercato unico mondiale, il ritardato sviluppo delle forze produttive del paese e la contradizione nella quale venne a trovarsi il gruppo dirigente dei proprietari terrieri della
regione tra l'esigenza di ammodernamento della conduzione dei fondi [ ]
e la necessità di mantenere inalterati i vecchi rapporti produttivi (p. 489).
Grave è di conseguenza la situazione agricola toscana, che se aveva pel passato il suo punto di forza nella mezzadria, subiva ora le conseguenze della mancanza di slancio dei ceti proprietari ancorati al mito mezzadrile. E gli aspetti più cospicui delle difficili condizioni sono dati dal limitato inve­stimento di capitali, dalla riduzione del numero dei piccoli proprietari, dal fenomeno dell'emigrazione, dalla scarsezza d'industrie nei centri urbani, dalla diminuzione della produzione, ecc. Quale poteva essere, in tale situa­zione, la vita dei coloni e mezzadri? La necessità di una organizzazione mezzadrile, non compresa dai dirigenti o dai teorici socialisti del problema agrario, fu accolta invece in Toscana come una forma di lotta, sul piano delle leghe bracciantili della pianura padana, per la difesa del diritto e la tutela delle esigenze vitali dei contadini.
1) EMIUO DB BENEDETTI, Gli ebrei a Cheraseo, in Rassegna mangile di Israel, voi. XXI terza Bcrie (1955), pp. 461-65.
2) Cfr. Origine e pròne lùtee di sviluppo del movimento contadino in Italia, in Movimento operaio, a. VII (1955), n. 3-4; il numero contiene gli atti del convegno, organizzato a cura del Coatro per la storia del movimento contadino presso la Biblioteca G. C, Feltrinelli.