Rassegna storica del Risorgimento

FRANCIA
anno <1957>   pagina <65>
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CRONACHE DI FRANCIA
Uéponge non. serve soltanto a cancellare le equazioni sbagliate sul tableau noir, deve aver pensato, in una piuttosto turbinosa mattina della sua esperienza liceale, il giovanissimo figlio del presidente Loubet, riceven­dola en phine figure. E, in fondo, gli era andata bene, perchè le intenzioni dei suoi colleghi erano assai più. fiere, come ricordava, qualche mese fa, in arguta conversazione in un salotto parigino, uno dei maggiori e più simpatici storici di Francia, allora testimone generosamente indignato d'una scena, che, nella presuntuosa sicurezza dei si dice, subito si ingigantiva, passando da liceo a liceo, da collegio a collegio, in una specie di sabba pauroso. Si era nel pieno della crudele battaglia per l'affaire e i rampolli degli esasperati unti non ritenevano di dover procedere con la mano leggera neppure nei confronti del figlio di un presidente dreyfitsard. Per evitare scontri verbali, penosi risentimenti e cattive digestioni, anche i genitori del futuro storico, che militavano tra i convinti dell'innocenza del capitano ebreo, ma non vole­vano rinunciare al piacere dell'amicizia, erano costretti a dosare con caute­lose bilance gli inviti alla loro tavola ospitale. Ogni paese gioca come può a Guelfi e Ghibellini,
Bella storia, la storia di Francia, ha scritto un giorno Gioacchino Volpe. l) E nello scorrere il vivo e piacevole volume del Dansette, nel quale, più che i problemi, sono posti in primo piano gli nomini, non senza qualche malizioso inchino alle donne, se ne ha piena conferma anche per la storia più recente. Si tratti del président conspirateur della Seconda repub­blica o del recentissimo Vincent Auriol della Quatrième ormai assagie, sempre il quadro appare ricco di colore, sempre l'umanità dei personaggi è colta con felice intuizione. Ascoltatelo il Prìncipe presidente, quando, alla presenza di Dio e davanti al popolo francese, con quella sua voce nasillarde, avec dea intonations germanìques , giura fedeltà alla Repubblica "democratica, una e indivisibile.2) Nell'assemblea c'è, forse, ancora qualcuno che ricordi la sprezzante condanna di Thiers: Il n'est pas fort; c'est un crétin qu'on me­nerà, o l'infallibile definizione di quel papa democratico che fuLedru-Rollin: Quel imbécilel H est coulé? Se mai, si preferirà accordare la propria lira su quella del poeta che non presume ancora di poter essere un giorno il censore di Les Cliùtiments o di dover drammatizzare la. propria fallimen­tare incapacità politica in Napoléon le Petit : Ce n'est pas un prince ; c'est une idée. Celui que le p'euple vient de nommer n'est pas l'héritier de
1) 6. VOU?E, Fra storia e polìtica, Etomn, De Alberti, 1924, pp. 258-282. Qui parliamo di ABBIEN DANSETTE, Hisloire dea presidenti de la RSpublique de Louis-Napoléon Bonaparte à Vincent Auriol (Présence de l'hiistoire); Édition revuo et corrigée, Paris. Aiuiot-Dumont, 1953, in 8, pp. 296. S. p.; MÀUHICE PAUSOLOGUB, Journal de l'affaire Dreyfus, 1894-1899. Vaffaire Dreyfus et le Quai d'Orsoy; Paria, Plon, 1955, in 16, pp. IV-273. Fr. 750.
2) DANSETTE, op. cit., p. 11.