Rassegna storica del Risorgimento

FRANCIA
anno <1957>   pagina <67>
immagine non disponibile

Cronache di Francia
67
un epico J'y suis, j'y reste! precisa: Je ne csrois pas avoir donne à ma pensée cette forme lapidaire, Je ne jais j a mais de mots.... l) Come si può sorridere davanti a un presidente della repubblica, che, di fronte alla paurosa deva­stazione provocata dallo straripamento della Garonna, condensa la sua emozione in un Que d'eau! Que d'eau! , che sembra uscito da un verbale di furerìa, o, fermandosi, durante una visita ospedaliera, davanti a un ma­lato di tifo, lo incoraggia bonariamente con la propria esperienza personale: Ah! la fìèvre tiphoyde, je l'ai eue. On en meurt ou on en reste idiot.... 2) Si può sorridere, ma bisogna anche tener conto della dirittura e della lealtà di questo legittimista, che orienta la Francia verso il regime parlamentare e, anche se non ha mai pronunciato la frase che gli è stata attribuita, ha fatto ben capire che, in caso di restaurazione della bandiera dei gigli d'oro, dav­vero les chassepots partiraient tout seuls. Onesto e leale, pur nelle sue in­sufficienze e debolezze, l'uomo che potrà scrivere, dimettendosi: En quit-tant le pouvoir, j'ai la consolation de penser que, durant les cinquante-trois années que j'ai passées au service du pays, je n'ai jamais été guide par d'au-tres sentiments que ceux de l'honneur et du devoir et par un dévouement absolu à la patrie . E non era piccolo merito. 3)
Primo presidente repubblicano, Jules Grévy, del quale l'eccesso di pru­denza e l'indolenza personale contribuirono a imprimere un carattere di accentuato immobilismo alla sua funzione. Savezvous, messieurs, ce que je ferai? chiedeva un giorno, dopo un'animata discussione in consiglio dei ministri, durante la quale non aveva mai aperto bocca. Tutti, con ansioso rispetto, attendevano la rivelazione. Eh bien! je ne ferai rien. 4) Le male­fatte d'un genero avventuroso, Daniel Wilson, lo comprometteranno e lo obbligheranno, malgrado ogni sua resistenza, alle forzate dimissioni del 1887. Uno dei tanti Due dicembre della storia di Francia.
Purtroppo, le président modèle, che gli successe, Sadi Carnot, sarà ucciso da un Italiano, l'anarchico Sante Caserio. La scelta di questo mode­rato profondamente onesto era avvenuta su una designazione superficiale ed ingiusta di un altro degli infallibili della democrazia, Clemenceau : Carnot n'est pas très fort et c'est en outre un parfait réactionnaire; mais il porte un nom républicain, et d'ailleurs nous n'avons pas mieux.
E così, scartati Ferry, Freycinet, Brisson e il generale Saussier, all'in­tesa di votons pour le plus bète, il nipote dell'organizzatore della vittoria fu eletto presidente. E fu un ottimo presidente, coscienzioso, intelligente, instancabile, che non perse la testa, come tanti altri, di fronte al boulangismo ( C'est un ennui. Ce n'est pas un danger, dirà un giorno all'ambasciatore di Russia), non si lasciò intimidire dai partigiani di Constane nella crisi di Panama, seppe serbare il prestigio internazionale della Francia mediante l'alleanza con la Russia, rimase fedele sino alla fine agli ideali di libertà, di progresso e di giustizia. Sino alla fine, perchè le sue ultime parole, pronunciate poco prima della pugnalata di Caserio, furono un'esaltazione di quella fede.
A) Ivi, p. 38.
2) DANSETTE, op. cit., p. 41.
3) Felici pagine di ricordi sul maresciallo dont les grande cordono, lea étofles, les obamarres avevano colpito i suoi occW di fanciullo in CAILI-AUX, op. cit.y voi, I, p. 40 e segg.
*) Ivi, p. 55.