Rassegna storica del Risorgimento
MAZZINI GIUSEPPE ; GIORNALISMO
anno
<
1957
>
pagina
<
100
>
100
Leonida Balesireri
tribuzioue di due collaboratori, se vogliono contentarsi di vivere democraticamente importa un duecento franchi al mese fra i due . *)
E in questo complesso di suggerimenti o, se si vuole, di desideri del grande agitatore genovese tracciato un quadro assai preciso delle modestissime esigenze dei giornalisti mazziniani, e delle ancor più modeste possibilità dei giornali del partito di venire ad esse incontro. Retribuire democraticamente redattori e collaboratori dei quotidiani e altri periodici del movimento repubblicano, ecco un problema che Mazzini mai si stancava di prospettare perchè avesse un'integrale soluzione. 2) È indispensabile dichiarava così, nel gennaio 1857, riferendosi alla genovese L'Italia del Popolo che la redazione principale sia retribuita ; e, precisando, aggiungeva: Maurizio [Quadrio] e Savi devono avere tanto che basti, e Ci vinóni come traduttore e collaboratore deve pur avere di che andare innanzi. Una somma di trecento lire mensili può bastare all'uopo . 3)
Ecco gli stipendi che si indicavano come necessari e spesso l'indicazione restava allo stato di pio desiderio per i giornalisti dell'Italia e Popolo e de L'Italia del Popolo, i due massimi organi di stampa mazziniani nella Genova del Risorgimento: un centinaio di lire al mese. E si trattava si noti bene di elementi tra i migliori non solo del movimento mazziniano, ma di tutta la classe intellettuale dell'Italia dell'epoca!
Cosi Federico Campanella, pur dando intensissima la sua opera, al giornalismo mazziniano, doveva all'atto pratico far conto per vivere più che altro sul modestissimo ricavato di alcune lezioni che impartiva privatamente. Campanella è povero, vive dando qualche lezione : questo quanto infatti doveva constatare nell'aprile 1858 Mazzini in una lettera a Filippo Bettini. *) Ed era si noti un periodo in cui la redazione de L'Italia del Popolo, che stava attraversando una fase politicamente assai difficile, impegnava a fondo le energie di tutti i suoi componenti.
Nella stessa poco brillante situazione economica a seguito dell'insufficiente o addirittura della mancata retribuzione delle sue collaborazioni ai fogli mazziniani, il Campanella si trovava anche alcuni anni appresso, se ancora Mazzini, in una lettera a Felice Bagnino, 5) doveva raccomandare che anche commettendogli altri lavori in aggiunta agli scritti richiestigli per II Dovere, si assicurassero al Campanella i mezzi di sussistenza indispensabili. Ma il caso del Campanella rientrava in quella che per i giornalisti mazziniani era se così si pud dire - la normalità. Così per F. B. Savi non si possono ripetere, senza esser presi da un fremito di commossa ammirazione, le parole che furono scritte da Mazzini nei 1858, dopo che quell'intemerato
*) Epistolàrio, voi. XXV, p. 152, lettera alla madre del 7 gennaio 1852.
2) Cfc. coti la lettera a Giorgina Saffi del 19 marzo 1860, a proposito della genovese L'Unità Italiana (in Epistolario, voi. XXXIX, p. 186); la lotterà del 2 dicembre 1865 a Giuseppe Libertini, relativamente ad un altro giornale genovese, U Dovere (cfr. N. BERNARDINI, Guida d*Ua stampa periodica italiana, Lecce, 1890, p. 501); e una lettera del novembre 1870 al Saffi in, ordine al progetto di un giornale che sarà poi il Roma del Popolo (cfr. Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, in Politica, voi. XIV, Milano, Aliprandi, 1898, CHI-CIV).
3) Epistolario, voL XXXIII, p. 285-287.
*) La lettera è conservata al Museo del Risorgimento di Genova, contrassegnata con il
n. 808.
5) Anche l'originale di questa lettera i conservato al Museo del Risorgimento di Genova (cfr. U Catalogo compilato da ACHILLE NEHI, Milano, Alfieri e Lacroix, 1915, p. 41).