Rassegna storica del Risorgimento

MAZZINI GIUSEPPE ; GIORNALISMO
anno <1957>   pagina <101>
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Vicende amministrative di giornali mazziniani 101
combattente dell'idea repubblicana era stato condannato a dieci anni di lavori forzati, con la speciosa motivazione di una sua presunta partecipa­zione ai fatti di Genova del 29 giugno 1857, ma in realtà per il fatto che egli era il direttore de L'Italia del Popolo. Scriveva dunque Mazzini, riferendosi al verdetto della Corte, che aveva, tra l'altro, pronunciata una nuova con­danna a morte nei suoi confronti: ... Ma Savi? l'uomo che i più avversi alla nostra fede rispettano in Genova come uno dei più onesti e più puri tra quei che popolano le nostre file, Savi che da oltre cinque anni spendeva la vita dirigendo il nostro giornale senza un obolo di retribuzione e si contentava di vivere poveramente su due allievi ai quali attendeva la sera ... .
Certo, questa del Savi, è da considerarsi una situazione d'eccezione, se non altro per la durata che essa ebbe. Ghe il direttore di un quotidiano per cinque anni consecutivi mai percepisca la minima retribuzione, pur dando al suo lavoro, in condizioni particolarmente difficili, tutto il meglio delle sue energie, è fatto davvero albo signandum lapillo: è la prova più convincente dell'intrepido idealismo dei combattenti dell'idea mazziniana, e, più che questo ancora, è un esempio e un monito di valore morale tra i più alti.
-Anche Maurizio Quadrio, del resto, non poteva dirsi ricavasse dalla sua attività giornalistica in Genova molte soddisfazioni d'ordine economico. Giunto infatti nella Superba nel 1854, egli iniziava subito un'attiva collabo­razione all'Italia e Popolo, senza però percepire alcun compenso; né retri­buzione alcuna egli neppure riusciva ad ottenere in seguito, quando per diretto interessamento di Mazzini entrò a far parte della redazione del giornale. *) Ciò costituisce un indice tanto più significativo della precaria situazione amministrativa in cui in genere si trovavano i giornali mazziniani, in quanto il Quadrio stava particolarmente a cuore al Maestro, che si preoc­cupava con viva sollecitudine a che egli avesse a ricavare dall'attività pro­fessionale giornalistica almeno il minimo indispensabile per vivere. Ciò è tanto vero che più e più volte 2) Mazzini si trovò a dover prospettare la necessità di annoverare il Quadrio tra i collaboratori retribuiti dell'Italia e Popolai in una lettera ad Emilia Hawkes Ashurst, in data 23 febbraio 1855, egli fornisce anzi addirittura la precisazione del compenso mensile di cui si sarebbe accontentato non solo per l'amico, ma anche per sé: cento lire, che gli sarebbero tornate assai più gradite se percepite per la collaborazione ad un giornale italiano che non se ottenute anche per un ammontare tre volte maggiore pubblicando i propri scritti su giornali stranieri. s)
Se questa era dal punto di vista economico la situazione dei mag­giori esponenti del giornalismo mazziniano e tali erano e Campanella e Savi e Quadrio è facile dedurre in quali condizioni dovessero trovarsi gli elementi non di primo piano.
Un esempio solo: nel dicembre 1851 il corrispondente dell'/tolta e Po-popolo da Torino scriveva al direttore Remorino: Io sono senza tetto e senza pane in tutto il rigore delle due parole , e si raccomandava per Otte-
li) LEO .VA RAVENNA, H giornalismo mazziniano, p. 122.
2) Epistolario, voi XXXIII, p. 285; voi. XXXIV, p. 824; voi. XXXV, p. 359. Nel 1857, non essendo i collaboratori de L'Italia del Popolo quasi più. retribuiti, Mazzini aveva pensato di far trasferirò il Quadrio a Londra, trovandogli un'occupazione congniamente retribuita,
8) Epistolario, voL XXXI, p. 102.