Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECHE ; ORIOLI FRANCESCO
anno
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1957
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pagina
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107
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/I carteggio di Francesco Orioli 107
stro della Pubblica Istruzione, venne poi arrestato al largo di Ancona mentre tentava di lasciare l'Italia. *)
Il lungo esilio (dal 1831 al 1846) passato a Parigi, a Bruxelles e a Corro, non lo allontanò dagli studi; egli si dimostrò, anzi, veramente imperturbabile nell'amore del sapere e a Parigi rappresentò degnamente la scienza italiana, come dimostrano gli incarichi ufficiali da lui avuti: professore di fisica all'università e corrispondente de l'Institut rovai de France, dove tenne anche pubblici corsi di storia e di antichità romana; a Corfù fu parimenti professore di fisica all'università e direttore del Collegio Ionio. Durante i dieci anni di dimora in Grecia (dal 1836 al 1846) la sua vigoria intellettuale parve raddoppiarsi: egli tenne scuola non solo di filosofia, di eloquenza, di storia del progresso umano, ma fu anche commissario delle antichità di quell'isola. Tornato finalmente in patria, dopo l'amnistia del 1846, '-) ebbe a Roma la cattedra di storia e di archeologia e negli ultimi anni, gli unici tranquilli della sua vita, si occupò in modo particolare delle orìgini di Roma e della storia della sua regione; il suo ultimo libro, Viterbo e U suo territorio, ebbe l'onore di una recensione acuta e ponderata di Ariodantc Fabretti, 3) che mette bene in evidenza i pregi dell'opera e il grande ingegno del suo autore.
I contemporanei, date le vicende storiche, si sono ben guardati dal dare giudizi sull'Orioli come uomo politico: tanto Achille Gennarelli, l) quanto Giovanni Torlonia 9) si dilungano sulla sua opera di studioso, ma non toccano argomenti pericolosi. Il Torlonia, però, che si propone di essere un critico equanime, dà, come conclusione, un giudizio sull'Orioli, che mi sembra corrispondere a verità: egli ricorda argutamente che l'Orioli, insegnando alla Accademia corcirese ripeteva sempre ai giovani la saggia massima che è scritta sul tempio di Delfo In nulla il troppo, ma che egli in tutta la sua vita aveva messo in pratica questa sacra sentenza oscillando fra gli estremi, piuttosto che fermandosi in un punto di mezzo, forse per la febbrile agitazione dei tempi in cui visse e per l'eccezionale arguzia del suo ingegno, che lo portava a non abbandonarsi mai alla corrente del pensare comune, anzi a cercare di bilanciarlo in modo che quando trionfavano i vecchi principi egli era un ardito fautore di novità, ma quando l'amore delle cose nuove era divenuto pressoché universale, egli s'adergeva a difensore delle cose antiche.
Le lettere sono tutte autografe o con firma autografa, scritte da varie personalità a Francesco Orioli, ad eccezione di poche dirette ad altri corrispondenti, che verranno elencate a parte. Di Francesco Orioli abbiamo una sola lettera diretta al gesuita Giova u ni Battista Pianciani e, poiché è sembrata
') Per la patte da lui presa nella rivoluzione ved. A. SOMJELM, L'epilogo della rivoluzione del 1831. Da Rimini a Bologna, Moderni, Società tipografica modenese, 1931, passim.; L. PÀSTZOH P. PIRHI. L'archivio dei Governi provvisori di Bologna e delle Provincie Unite del Ì831, Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, 1956, passim.
2) Ved. A. MESCATI, In m argine all'amnistia concessa da Pio IX, in Aevum, a. XXIV (1950), pp. 106-115 (per PÓnoli).,
*) Viterbo e ti tuo territorio, archeologiche ricerche di Francesco Orioli, [recensione di] A. FABKETTI in Archivio storico italiano, i. VII (1849), app. 23, pp, 534-535.
*) Acnii.i.K GKNNAJIKU.I, Francesco Orioli necrologio], in Archivio storico italiano, n, . t. V (I8S7), p. L, pp. 105-110.
5) Discorso critico intorno alla vita di Francesco Orioli letto nell'Accademia Romana dì Archeologia dal eoe. ord. GIOVANNI TOKLONIA nella radunanza del nov. 1857, in Archivio storico italiano, n. a., V VII (1858), p. 2, pp. 117-129.