Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECHE ; ORIOLI FRANCESCO
anno <1957>   pagina <110>
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Emerenziana Vaccoro
*neWanimo la memoria e col quale non valgo a sdegnarmi nemmeno volendo; sebbene (fo le mie riserve) le cose poste qui sopra son di tutfaliro che di sdegno. In queste faccende del M. A. e delle altre opinioni annesse e connesse stiamo ciascuno dal nostro lato, colle nostre persuasioni individuali, finche alla Chiesa* bene e felicemente imperante, non piaccia parlare chiaro e senza equivoci, parole non dimezzate e non interpretabili comunque si vuole, ma bene intere e precise, come a vera maestra s'addice. Nel resto non veggo (almen dal mio lato) ragioni per non seguitare con lei le antiche relazioni: quantunque non è impossibile-che ne sopravvengano dal lato di V. Paternità collocata in posizione tanto diversa dalla mia. Pur debbo risponderle alcunché rispetto a certi consigli di prudenza che Ella ha la bontà di darmi per benevola insinuazione e che ho ben capito: ma Padre Pianciani mio sul conto di ciò favelliamo apertamente una ultima volta e le domando perdono A certe miserie di Roma, regina temporale, è lungo tempo-che non abbatto, e quando odo predicarsi resipiscenze unilaterali, alzo le spalle e sorrido al tuono di unzione col quale si richiedono e vo ripetendo sottovoce il mìo Pater, il quale non so come ardiscano pronunziare certuni arrivati a certo tratto che fan le viste di non intendere. Padre Pianciani, finisco in questo mese il mio sessantesimo anno. E così l'età delle illusioni è passata. Le grazie e* le di­sgrazie di questo mondo mi toccano più poco. Certamente ho avuto i miei grilli, ho mancato spesso, più che non avrei dovuto verso Dio, verso me stesso e verso gli uomini; e quando ho veduto la mano del Signore (non quella degli uomini) aggra­varsi sul mio capo riottoso e contumace, ho detto: Peccavi Domine... misererò-mei! Secondarie speranze di riconciliazioni, di richiami, di restituzioni in inte­grimi, (ne ringrazio mille volte il Cielo) se da principio han qualche volta sussur­rato all'orecchio mio con certa voce melata, più simile alla voce del diavolo quando vuol sedurre, che a quella dell'angelo di pace quando vuol confortare, è lungo tempo che più non m'illudono. Chi non ispera non teme, chi non ispera né teme non ha rispetti umani.
Perchè ho scritto sul M. A.? Per piacere a Roma? Evidentemente no. Per farle dispetto? Mille volte no. In questa ultima ipotesi avrei voluto e saputo ado­perare altro tuono... altre armi. Per accrescere la mia riputazione nel mondo? Eh, caro P. Pianciani, nemmeno. Mi suppone tanto stupido che non capissi ch'io navigava contro corrente? E perchè scrivere io dunque tante parole di pro­logo dalla pagina 1 alla 12? Manifestamente io sapeva e vedeva che mi avven­turava in un mare pieno di scogli e sto per dire senza porto. Pregiudizi di teo­logia? (E che la teologia cattolica, pe1 cattolici non ne ha forse?). La chiesa quando non si mette in capo la mira deWinfallibilità è forse anche allora infallibile? Pregiudizi dì filosofia (e quanti). Pregiudizi di fisica Pregiudizi di popolo... Io non era sì pazzo da credere che il mio libro servirebbe a far mutare opinione alla grande quantità degli uomini di tutti i paesi, alle accademie, alle università... Ma nello stato attuale dell'anima mia, in fondo al cuore, ho un altarino per la-verità (non idolatria) alla quale io mi credo obbligato di sacrificare (e più oggi che son più vecchio che quando ero più giovane) anche il mio riposo e la mia glo­ria; qualche volta (p spesso) è possibile ch'io non vegga giusto e presti culto in luogo della verità ad un mio errore, ma chieggo a Dio di illuminarmi e dopo la preghiera seguita l'ispirazione preceduta da convinzione intima, se ciò non ostante sbaglio, ella mi mette in bocca l'apologia che fa del mio caso A te decepti sumus E non di meno io non ardirei pronunciare questa terribile parola Subisco in pace la legge della mìa predestinazione. Il mio cuore dice questo è il tuo dovere