Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECHE ; ORIOLI FRANCESCO
anno <1957>   pagina <111>
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Il carteggia di Francesco Orioli 111
Iddio non mi dice nulla in contrario nò manco pregato - E obbedisco E allora: spariscono dagli occhi miei le immagini e le idee de* figliuoli, della pania, di me medesimo e del mio particolare interesse e di fortuna e di fama e d'altro. Se le cose dette qui sopra le fanno dolore, orrore, scandalo, apprensione, le prenda come una confessione pubblica o semi pubblica di tale che è pronto a pentirsi quando gli si mostri chiaro questo essergli comandato da Dio. Né io ricuso Yefficace socc­orso de* pari suoi; ma ipari suoi lo negano, mi permetta di francamente dirlo, e ridotti alle strette si schermiscono e non vogliono né manco discutere e ti gittone-crudelmente fra capo e collo un consiglio che è quasi uno scherno, Pregate Iddio-che vi illumini. Ma Iddio, caro P. Pi andarti, si prega da chi è ancora in disgrazia di Roma {per cause politiche, intendiamoci bene, non religiose, quantunque vi ha chi ama confondere Vuna con V'altra). E se Dio non vuole illuminare e dettar
Rivolgetevi ai mia candelabri, a coloro ch'io deputai sulla terra per diffon­dere la viva luce, o come volete che mentiamo a noi stessi a Dio e al mondo col dire Siamo illuminati e ci pentiamo quindi non è vero né Vuno né l'altro? Fino ad ora, grazie al Cielo, io sono, o credo di essere, e lo voglio, con Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, e spero che altrettanto sarà in ogni futuro-tempo: ma Santa Madre Chiesa (lo dico con umiltà) mi pare che non avrebbe a mostrarsi madre tanto avara e ritrosa ad entrare in colloquio illuminatore con certuni de' figli suoi, massime con quelli ch'ella teme non siano sull'orlo del precipizio e poiché Santa Romana Chiesa ha due persone, una politica e Valtra religiosa, quando con la prima persona è sdegnata e fa il viso dell'arme al suddito, con la seconda dovrebbe mostrarsi tati'altra al figlio, se pure anche il figliai prodigo della parabola. Con tanto anzi più di sollecitudine dovrebbe stender le braccia a questo suo figlio che a senso suo tanto è più vicino alla via della perdizione. Ed io mi aspetto che Ella rimuoverà quelle sue parole (dico Ella Padre Pianciani) temerità, scandalo, irriverenza! Oh santa Fede assistici tutti! I dubbi non è dunque lecito manifestarli? Quando con misurate e moderate parole (tu dicis) vengono manifestati, non è sperabile d'aver altra risposta: siete teme­rari, siete scandalosi, siete irriverenti?
Le fo pena, lo so scrivendo cosi e per questo troncherò qui il discorso. Non
richiamatovi da lei non toccherò più con lei questo tasto e già basti. Il libro di
fisica mio figlio non me lo ha ancora mandato. Intanto le rendo grazie del dono*
Voglia sempre chiamarmi ,
suo aev.mo off. serpo
F. Orioli.
n
ELENCO DELLE LETTERE INVIATE A FRANCESCO ORIOLI PER ORDINE ALFABETICO DEI CORRISPONDENTI
1) AMICI Giovanni Battista, a) Lettera da Modena, 11 marzo 1823, nella quale dice di aver appoggiato il raccomandato del prof. Orioli a S. E. il marchese Rangoni, ministro della Pubblica Istruzione a Modena ed accenna ad una cattedra vacante in quella università, che si spera veuga assegnata al prof. Emiliani; b) Lettera da Firenze, 29 luglio 1847, nella quale manifesta l'intenzione di rinnovare l'abbonamento alla Bilancia, periodico fondato e diretto dall'Orioli, con termini lusinghieri sull'im­portanza della pubblicazione.