Rassegna storica del Risorgimento

CADDEO RINALDO
anno <1957>   pagina <127>
immagine non disponibile

Libri e periodici 127
La Provincia di Cuneo dal 1800 ad oggi. Parte I. Qual'era sotto il dominio fran­cese, a cura di I. M. SACCO; Torino, Peyrot, 1956, in 8, pp. 248. L. 1500.
La Società di studi storici, artistici, archeologici per la provincia di Cuneo si è fatta promotrice di una serie di ricerche e di studi rivolti ad indagare le cause del crescente declino della provincia di Cuneo, declino che si manifesta in parecchi settori, ma che è accentuatamente visìbile nel crescente spopolamento: gli abitanti, che erano 673.730 nel 1911, 687.787 nel 1921, erano scesi nel 1951 a 580.478 unità, per ridursi a 570.319 nel 1954. Ma il declino, se si è manifestato in forme appa­riscenti dopo il primo conflitto mondiale, era già latente nel secolo XIX; e la stessa popolazione, se appariva ancora crescente in cifra assoluta, era già allora in costante diminuzione in rapporto all'incremento generale della nazione: cosi se-, in confronto agli abitanti dell'intera penisola, la popolazione delle terre che poi formarono l'attuale provincia di Cuneo rappresentava nel 1800 il 2,57 , nel 1839 era già scesa al 2,46 , nel 1871 al 2,42 , nel 1911 all*l,85 , nel 1921 all1,78 , nel 1951 all*l,22 , nel 1954 all*l,18 . L'esodo della popolazione, che prima del 1914 era diretto in bnona misura oltre confine, e che converge ora su Torino, non è infrenato dal sorgere e dallo svilupparsi di complessi industriali; benché quella di Cuneo sia la 14" provincia italiana in graduatoria di risparmi, essa rimane essenzialmente agricola, e poiché la crescente meccanizzazione riduce il fabbisogno di manodopera nelle campagne, lo spopolamento in direzione di Torino è inevitabile. Come e perchè si sia verificato questo stato di cose, che non è avvenuto in terre dotate di risorse analoghe e di analoga struttura geologica, geografica, sociale ed economica: ecco il problema che si intende approfondire nell'opera di cui è ora uscito il primo volume. Il quale prende le mosse dallo stato in cui si trovava il Piemonte sud-occidentale quando vi giunse la Francia rivolu­zionaria e napoleonica, e ne fece un suo dipartimento: siamo all'inizio dell'Otto­cento. Vi sono, per questo periodo, fonti ufficiali e non ufficiali, abbastanza docu­mentate e -precise: la relazione del primo prefetto del <Dipartimento della Stura , Giovanni Lorenzo De Gregori, che è del 1802 (copia ma. in Biblioteca Reale di Torino); una seconda relazione, stesa nel 1804 dal nuovo prefetto Pietro Arborio Biamino di Caresana, assai più ricca di dati e di statistiche della prer cedente (il suo originale si trova ncArchivio Nazionale di Parigi); infine VAn-nuaire statìstìque du Dép. de la Stura pour Fan 1806 pubblicato a Cuneo da Domenico Destombes, già segretario particolare del prefètto Arborio e dei prefetti successivi e poi stabilitosi in Cuneo; e una seconda edizione dell'annuario, sempre curata dal Destombes, del 1809.
Queste quattro fonti press'a poco coeve sono stato coordinate, tradotte ed espo­ste in veste ammodernata dall'on. prof. Italo Mario Sacco, presidente della Società promotrice dell'opera. Poiché il libro ha intenti anche divulgativi e pubblici* etici (richiamare l'attenzione del ceto dirigente della provincia e sollevare dibat­titi sulla crisi della zona) l'A. ha rinunciato ad appesantire la pubblicazione con un soverchio apparato critico; pur muovendo da inediti e utilizzando materiale di archivio, egli interpreta e inquadra i dati alla luce dei problemi attuali che assillano la provincia. Ma anche questo parcamente: giacché, come ha precisato a pag. 28, non solo si è usata la massima parsimonia nelle citazioni di Autori e nel riferire le altrui opinioni, ma anche si è rinunciato non senza ram­marico ÌI molti commenti, sia per la finalità dell'opera, sia per non pregiudicare l'analisi che dovrà essere fatta dai collaboratori dei volumi seguenti. Insomma, questo non è e non vuol essere un saggio storico rigorosamente condotto con la tecnica (anche esterna) obbligatoria per questo genere di lavori, né una pura e semplice edizione critica di fonti; bensì una presentazione dello provincia qual'era un secolo e mezzo fa, che offra alcuni elementi all'esame di ehi porrà mano ai singoli saggi monografici che seguiranno e che avranno per oggetto sin­goli settori della vita della provincia (pag. 9).