Rassegna storica del Risorgimento

CADDEO RINALDO
anno <1957>   pagina <129>
immagine non disponibile

Libri e periodici
129
dalla giovinezza sino alla morte, e sul quale egli non esercita mai un vero) controllo, se ha attratto molte anime (e ne attrae tuttora) per la potente suggestione che da esso emana perchè concepito con l'entusiasmo di un artista che crea, non resiste, checché si voglia, ad un esame analitico, non poggiando su di un coerente sostrato speculativo. In verità le sue affermazioni su Dio e il lavoro d'interpretazione, sull'associazione, sulla libertà e sull'eguaglianza del popolo, in* somma la sintesi che, secondo la sua credenza, avrebbe dovuto abbracciare, senza sopprimere alcuna, a profitto di un'altra, tutte le rivelazioni del progresso, tutte le idee trasmesse successivamente per disegno provvidenziale, per il suo mito* logismo sociologico, per il suo residuo dogmatico, per il vago e l'indeterminato con cui venne espresso, per le contraddizioni che scaturiscono (come fu ben detto) dall'oscura intuizione dell'universale, non giovò certo alla diffusione della sua predicazione: il che spiega perchè ben presto molti proseliti ai allontanarono dal maestro. Di lui rimase e rimane vivo oggidì ancora il principio, originalissimo, della vita intesa come missione; cioè come dovere, e non più diritto, degli indi* vidut e dei popoli, e del sacrificio inteso come il sentimento del dovere in azione Ma in che cosa allora consiste la sua grandezza? si domanda l'A. Per rispondere con esattezza egli crede necessario elevarsi a quella sfera di giudizio morale cui non sfugge nessuna attività umana. Già più che due millenni fa insegnava Pia* tone che l'uomo è giusto sol quando è uno con se stesso, cioè quando è essen­zialmente fedele alla propria fede. Ora, il Mazzini ebbe una devozione incrol­labile nei propri prìncipi, vissuti con una tenacia disperata contro cui a nulla mai valsero né i sacrifici inenarrabili né le disillusioni né i tradimenti né gli abbandoni. Per codesta fermezza e austerità di puritano, mitigata da una tene-rezza quasi virginea (fermezza e austerità assai più rare che non la genialità della mente o la prodigiosa attitudine pratica) egli entra a buon diritto (a detta del Levi), con tutti i caratteri suoi propri, nel manipolo dei più puri eroi della umanità.
Pur ammirando il Mazzini per aver scosso e infiammato i connazionali e per averli indirizzati sulla via di una concezione della missione nazionale nella vita della umanità e pur riconoscendo che l'esule non è stato immune da errori di visione, specialmente nel secondo più lungo e più triste periodo, l'A. confessa candidamente di amarlo però maggiormente durante quella sua quasi ininterrotta sventura che non, ad esempio, nella gloria fugacissima del Triumvirato, perchè sotto i colpi delle avversità soprattutto si temprò la sua eroica forza morale. E agli anni di Londra dedica buona parte del suo volume. Indubbiamente egli pensava, quando scriveva, alle sofferenze da lui stesso patite nella forzata lonta­nanza dalla patria diletta. Ma, a proposito della prima dimora in Inghilterra, dal 1837 al 1848, il Levi, seguendo passo passo le belle indagini della Morelli sulla attività letteraria del Nostro, ricorda sì i suoi studi notevolissimi sul Foscolo, su Dante, sull'opera del Cari yle, sulla letteratura francese contemporanea e così via, ma dimentica (e la dimenticanza è comune a quasi ratti i biografi) che egli fermò anche a lungo il suo pensiero sui lavori del Niébuhr, del Michelet, del Momniscn (come informa Aurelio Saffi nei suoi Ricordi e scritti ) e che ebbe frequenti rapporti epistolari con il Latnennais (fu per qualche mese collaboratore pure de Le Monde) e che attentamente si die a conoscere le condizioni gene* rali del popolo inglese sotto l'aspetto economico e Boriale e i problemi coloniali di quello Stato. Le grandi questioni dell'epoca maturarono nella sua mente pro­prio allora; e ne fan fede idi scritti che figurano nei volumi I, V, VII, Vili, X, XI dell'Edizióne Duelli, i quali trattano, tra l'altro, della nazionalità, clic egli intendeva doversi considerare identica con l'alleanza dei popoli, fondata sul* l'equilibrio delle nazioni e sull'ordinamento del lavoro europeo e avente sovra ogni cosa di mira l'abolizione del proletariato e l'emancipazione dalla tirannide del capitale concentrato hi un piccolo numero di individui; della legge ferrea