Rassegna storica del Risorgimento
CADDEO RINALDO
anno
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1957
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pagina
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133
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Libri e periodici 133
in vari archivi dì Vienna, di difficile interpretazione perchè scritte quasi esclusi vmnentc in lingua tedesca e in caratteri gotici. E per dare al vasto materiale scoperto la maggior compiutezza possibile l'A. si è servito pnre di tutto ciò clip, anche se già edito, interessa la questione, come memorie varie, diari, corrispondenza di personaggi, oltreché italiani e austriaci, francesi, tedeschi, inglesi, ameri* cani, spagnoli. Né si è limitato (e ciò accresce di molto il valore del suo studio) all'esposizione e considerazione di tolti gli argomenti posti sul tappeto nelle conferenze di Milano, che diedero origine spesso a tempestose discussioni, su cui invero già si trattennero altri storici recenti, però come se la pace costituisse un fatto a se, inteso a sancire unicamente un assestamento politico tra dne contendenti, avulso dal resto della vita europea contemporanea; ma si è precipuamente preoccupato di inserirlo nel più ampio quadro degli avvenimenti che l'hanno determinato, soffermandosi di volta in volta, anche a lungo, sui fattori molteplici, interni ed esterni, che ne hanno impedito la rapida soluzione. Ne è risultato cosi una visione integrale, e vorrei, dire definitiva, di un dei momenti più torbidi del nostro Risorgimento, articolata e circostanziata, di salda e organica impalcatura, ricca di scorci felici e di suggestive illuminazioni.
Sarebbe troppo lungo discorso, data la grossezza del volume, addentrarci in un'analisi minuziosa: ci accontenteremo, onde ne abbiano una, sia por pallida, idea, i nostri lettori, di toccarne i punti più salienti.
Sull'incontro di Vignale son stati stampati tanto da noi quanto in Austria un'infinità di resoconti; ma poiché nessuno fu presente da parte nostra al colloquio e nessuno che ne trattò si die cura di conoscere le versioni ufficiali, o almeno ufficiose, della parte avversaria, si creò la leggenda, ancor ben viva oggidì, del giovine re sardo intrepido difensore ad oltranza, in quella trista occasione, dello statuto e della bandiera tricolore. Ma Vittorio Emanuele non salvò la costituzione, perchè questa non era punto minacciata. Nel secondo progetto di armi-Stizio, che si trova, insieme con il lesto definitivo, nell'archivio di Vienna, allegato al rapporto del 26 marzo del maresciallo Radetzky, non si fa alcun cenno (così afferma l'A.) né dello statuto né della bandiera né cenni se ne riscontrano nelle memorie dello Schonhals, presente alle conversazioni di Vignale nella sua qualità di generale di stato maggiore né in quelle dell'ufficiale di ordinanza conte Schònfeld, che riprodusse il discorso fatto per istrada con il re nell'accompa-gnarlo dal maresciallo che lo attendeva. I 4 punti principali delle condizioni di armistizio accettate da Vittorio Emanuele riguardavano: lo scioglimento dei corpi dei Lombardi, l'occupazione di una parte del territorio, la riduzione dell'esercito sul piede di pace, l'evacuazione di tutti i territori sulla riva destra del Po. Per desiderio del re fu cambiato il punto relativo alla fortezza di Alessandria nel senso che la guarnigione di quella piazza venisse divisa in parti eguali tra l'Austria e il Piemonte. Ed è degno di nota che non si parlò affatto tra i due interlocutori di risarcimenti di danni. Frutto perciò di pura invenzione è la durezza dei patti imposti dal Radetzky secondo le versioni nostrane, alla quale il re avrebbe opposto la sua lealtà d'animo e la sua ferma risolutezza si da costringere a più mila consigli lo scaltro > condottiero. Vero è invece che il Radetzky nutriva per liti una profonda simpatia e non gravò di certo la mono; anzi, nel suo rapporto n. 714/o. p. al principe Scfawarzenherg gli luceva presente l'opportunità di trattare con il maggiore riguardo possibile il paese che si è reso cosi gravemente colpevole verso l'Austria soltanto in considerazione che il suo re uomo enormemente semplice non aveva nessuna colpa in quanto aveva valorosamente partecipato alla guerra solo come figlio obbediente e die era animato ora dall'ardente desiderio di dominare il partito democratico rivoluzionario a cui suo padre aveva lasciato briglia sciolta. E quale comportamento benevolo egli abbia tenuto durante tutto il periodo delle trattative, cogliendo tutte lo occasioni per temperare i bollori dell'irrequieto plenipotenziario austriaco, subendone tacito-