Rassegna storica del Risorgimento
CADDEO RINALDO
anno
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1957
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Libri e periodici
la Sardegna. Non si dimentichi al proposito che la situazione austriaca era in quei giorni di una gravità maggiore che non appaia dalle relazioni ufficiali contemporanee e posteriori per le spaventose conseguenze della disfatta militare in Ungheria (il 14 aprile Kossuth aveva proclamata la decadenza della Casa d'Asburgo) e per la grande risonanza degli accadimenti negli stati tedeschi, dove il prestigio dell'Austria perdeva ogni dì terreno. Il 24 aprile, poiché da Milano il maresciallo aveva negato ogni possibilità d'inviare soccorsi dall'Italia, il governo austriaco dovette ricorrere allo zar Nicola per richiesta di aiuto in nome della solidarietà monarchica .
Frattanto quasi due mesi passarono prima che i colloqui per la pace fossero ripresi. Nel frattempo il Brnck non era stato inoperoso: si era dedicato a gettare le basi per trattati intesi a regolare i rapporti economici tra l'Austria e gli stati confinanti e a risolvere la questione della libera navigazione del Po e aveva preso pure parte alle conversazioni per le eventuali condizioni della resa di Venezia, di ogni cosa inviando sempre al suo governo diffuse notizie per dare l'impressione che la sua presenza fosse in Italia indispensabile e nella speranza che, migliorando la situazione anche da noi, egli avrebbe potuto ripresentarsi davanti ai plenipotenziari piemontesi con la consueta tracotanza. Seuonchè, poiché Ancona resisteva alla minaccia dell'assedio e Venezia pareva deliberata di non cedere che per la fame, il principe Schwarzenberg, sempre più preoccupato per i tragici eventi interni ed esterni, il 26 maggio otteneva dal Consiglio dei ministri di richiamare a Vienna il plenipotenziario Bruck se nel termine di due settimane non avesse conclusa la pace con il Piemonte e di inviare un altro plenipotenziario a Milano per continuare le trattative appena i piemontesi avessero fatto altre offerte. Tutto ciò spiega perchè il Bruck abbia mutato d'allora in poi il suo atteggiamento, rivelandosi inaspettatamente più cordiale o almeno meno intransigente anche per la questione finanziaria e spiega ancora perchè lui stesso per il primo (ciò che sinora era rimasto piuttosto misterioso) abbia invitato il governo sardo a rimandare a Milano i suoi plenipotenziari, facendo comunicare a voce al ministro d'Azeglio per mezzo del Brenner che egli era disposto a ridurre la indennità a 75. milioni e a mutare l'occupazione di Alessandria con quella di Valenza. Non è, intendiamoci, che da parte sua non siano mancate più del tutto da allora le furie minacciose (come è noto, le trattative furono ancora assai laboriose e parve, ad un certo punto, che dovessero arrestarsi forse definitivamente); comunque, egli durante il proseguimento delle sedute die per lo meno segno di un senso di realismo che, se lo avesse guidato sin dall'inizio, avrebbe condotto assai più celermente ad una soddisfacente conclusione. Gli argomenti che sollevarono le difficoltà maggiori alla ripresa delle riunioni a Milano riguardavano l'esigenza piemontese della concessione di una speciale costituzione ai sudditi del Lombardo-Veneto con il riconoscimento dell'autonomia della nazionalità italiana; la richiesta di un'amnistia generale per i compromessi durante la rivoluzione e la guerra e la pretesa che la indennità per i danni servisse ad estinguere tutte le obbligazioni piemontesi relative. Ma soprattutto l'articolo quinto del contro progetto del governo sardo circa l'estensione da attribuirsi all'indennità e l'articolo quarto circa l'amnistia condussero all'irrigidimento delle parti avverse. Quanto all'amnistia, il d'Azeglio la riteneva la meta principale cui si doveva arrivare ad ogni costo per la dignità del paese e l'Austria all'incontro era d'avviso che essa ledesse profondamente i BUOI' interessi più vitali* D'altronde (sosteneva il principe Schwarzenberg) era cosa da trattarsi dopo, se mai, non prima della firma della pace. Se fu possibile giungere all'accordo pieno su tutti i punti del contro progetto, comprese l'indennità fissata in 75 milioni pagabile con rate bimestrali maggiorate del* l'interesse del 5 e l'aministia nelle forme indicate dai plenipotenziari piemontesi (però quanti indugi, quanti tentennamenti, quante ponderazioni a Vienna per questa mima intesa!), non fu certo, come si è scritto da noi, per un secondo inter-