Rassegna storica del Risorgimento
CADDEO RINALDO
anno
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1957
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pagina
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140
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140 Libri e periodici
proprio programma il 9 giugno 1954 (153). Qui, ad onor del vero, il Regcle avrebbe dovuto spiegarci come fa a giustificare la sua tesi di fronte alle insistenze dello stato maggiore austriaco presso il suo governo per attaccare l'Italia, che allora era alleata, dopo la catastrofe del terremoto di Messina oppure durante la guerra libica. Certo, trattandosi di un alleato, gli esempi da lui citati non valgono; avrebbe potuto addurre altre argomentazioni, che lo avrebbero portato lontano, forse, dal compito che si era prefisso, e lo avrebbero trascinalo in una polemica, che egli voleva evitare anche perchè estranea all'argomento principale delle sue ricerche.
Del resto sebbene il protagonista del libro, oggetto di lunghe ed amorose fatiche, sia un uomo di statura eccezionale, bisogna riconoscere che il compito assunto dal nostro autore non era facile. Frugando negli archivi spesso inesplorati, sfogliando una storiografìa abbondantissima e in parte composta in un'atmosfera priva di serenità o addirittura surriscaldala e studiando attentamente le memorie del grande condottiero, che, dopo la scomparsa di Radetzky, sembrava essere nuovamente destinato a risollevare le sorti della grande monarchia d'Asburgo, il Regole ha dato alla letteratura stampata fino ad oggi sulla prima guerra mondiale una delle opere più belle, nella quale la figura di uno dei principali condottieri del grande conflitto trova la propria esatta e definitiva valutazione. Il grande nomo cessa, da ora in poi, di essere il frutto d'immensa invidia e d'indomato amor per collocarsi in quelle proporzioni giuste e vere, che soltanto lo storico, sia pure innamorato, ma sufficientemente staccato dagli avvenimenti e di animo e di intenzioni fondamentalmente oneste, gli può attribuire.
Prescindendo dall'aspetto tecnico di tutta l'opera ponderosa, aspetto che può interessare soprattutto gli specialisti, a noi sembra che il lato più bello del libro sia davvero quello umano. Ciò che colpisce <e che rimane più impresso in noi sono i rapporti del maresciallo con il principe ereditario in un primo momento, nella prima parte della sua attività di capo supremo delle forze armate e di organizzatore di uno dei più potenti eserciti del mondo ; le sue relazioni con il vecchio imperatore, gli urti e gli scontri con il ministro degli esteri e con quello della guerra, le prese di posizione di fronte al parlamento finche questo rimase aperto facendo eco spesso clamorosa alla stampa e alla piazza.
Qui il generale Conrad ha modo di mettersi in primo piano, la sua forte personalità si afferma e conquista, come si afferma e conquista allorché è messa accanto a quella degli alleati germanici sempre pronti a segnare in proprio favore i successi e a danno altrui gli insuccessi delle battaglie. Sono luci ed ombre, più ombre che loci passate abbondantemente in quei lunghi anni di tormenti e di glorie. Con una finezza di stile, un'acutezza di pensiero ed una grande abbondanza di mezzi a disposizione il Ilegele passa in rassegna minutamente tutti gli aspetti della grande pei sonatila del condottiero, senza tuttavia accanirsi contro uesauno. Come si propone fin dal bel principio del libro, egli espone, spiega, racconta, non giudica.
Quanto a noi Italiani* è bene avvertirlo a scanso di equivoci o di errate interpretazioni, prescindendo dalle simpatie che il Regele del resto non nasconde per U nostro paese e per il nostro patrimonio culturale, se di fronte alla brutalità delle statistiche, dalle quali appare come, ad esempio, nella sesta battaglia di Gorizia noi combattessimo nella proporzione di Bette e in quella del Sabotino di quattordici contro uno (381), possiamo rimanere momentaneamente turbati-bisogna notare che il Regole non si richiama ai particolari con intenzioni polemiche; egli non fa riferimento alle qualità dell'equipaggiamento, da cui noi saremmo stati notoriamente avvantaggiati, soltanto perchè il suo libro non mira a quello scopo. Per la sua tesi i dati statistici ricavati dalle forze scaglionate sul fronte italiano* come sui fronti occidentale orientale e balcanico, prescindono da ogni posizione polemica sono (aIli Bine ira et studio; essi gli servono esclusiva-