Rassegna storica del Risorgimento
CADDEO RINALDO
anno
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1957
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pagina
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142
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142 Libri e periodici
nemico che avanza dal fondo valle;1) quei soldati obrì di paura, di vino o di vergogna? che urlano ai nostri: Buttate i fucili* la guerra è finita!; quel tenente d'artiglieria, che ti afferra il braccio e Li singhiozza maledicendo: A Roma e scoppiata la rivoluzione! Gioii iti è al Governo e tratta per la pace! . A rileggervi, povere paginette disadorne, buttate gin senza retorici colori , e senza pensare al postero, ritornano queste figure, queste voci, queste scene, anche se, allora, per la pena o per l'orrore, non vi furono segnate. Tutto appare vivo, oggi, nel ricordo: l'aspirante Rossi, che invialo dal colonnello Percgo a vedere dove fosse il nemico, torna su dopo pochi mimiti, urlando die era lì, sotto di noi, a qualche centinaio di metri; l'attendente, che hai mandato a Caporetto a cercarti le sigarette e ti arriva sconvolto, disfatto, perchè, a Caporetto, ci sono loro; e il comandante del battaglione che perde la testa al puntò di cacciare i nostri striminziti avanzi della Bainsizza e della dissenteria amebica tra gli alpini di sopra e gli Austriaci di sotto, finché con Arnulfo, che morrà più tardi in prigionia, non ti riesce di tirarli fuori da quel pasticcio e schierarli a fianco aXFdrgentera. E, tormento e mistero anche oggi, il portaordini che dà l'ordine verbale di ritirarsi, dopo che s'era dimostrato egli Austriaci illusione, d'accordo, ma, per un po', c'eravamo riusciti che non c'era niente da fare con noi. Inverosimile ordine, cui farà seguito il più inverosimile tentativo di riprendere la posizione, tentativo in cui anche la fifa autentica del comandante di battaglione diventerà eroismo sigillato da una paUottola. 2)
Forse, chi c'è stato, farebbe bene a non leggerli i libri di guerra, specie dopo tanti anni, che ti riafferrano i ricordi, ti tornano nell'anima tutte le malinconie, li si sbanda la mente dietro i fantasmi e non ti salvi più. Col rischio di ridurli come quei vecchi tamburini di Curtotone, che, a Pisa, allucinavano dei loro racconti la tua fantasia bambina, o come il portinaio garibaldino, che, più tardi, a Roma, illuminava della sua cicatrice a sommo del capo la rievocazione di Mentana e la sbornia quotidiana. Guai ai troppo memori!
Ma tant'è: non è possibile sottrarsi al fascino di quella parte del libro della tua memoria, in cui, in fondo, anche per te c'era scritto Incipit vita nova, quando ti sei trovato a dover dominare la tua angoscia e la tua paura perchè gli altri, quelli che ti erano affidati, non avessero più diritto di provare angoscia e paura e sentissero, come tu t'eri costretto a sentire, che là tra quei sassi e quelle fucilate, tra lo smarrimento e la viltà di tanti c'era sempre modo di fare il proprio dovere. E, soprattutto, non c'è verso di sottrarsi a quel fascino, quando t'imbatti in un libro come questo, seriamente meditato e severamente costruito, dove la precisione della ricerca, condotta su non comune ricchezza di fonti, s'accompagna alla sicurezza di una ricostruzione, che, pur nella controllata impostazione scientifica, sa rendersi conto dell'aspetto umano di quella vicenda.
Altri ha parlato, altrove, con specifica competenza, dell'opera di questo giovane storico, che ai muove con garbata autorità tra la selva selvaggia della letteratura caporèttiana, è in grado di ricostruire con pregevole esattezza i momenti e gli aspetti della battaglia, valutando con equità gli intenti dei comandi, l'azione dei capi, il comportamento degli nomini. E qui sia permesso a un uomo d'allora di non consentire con chi ha notato, quale una menda dell'opera, come il Monticonc abbia molto insistito sul fatto che, sostanzialmente, i soldati si sono battuti bene.
Nella storia di una battaglia non può essere trascurato questo elemento di valutazione: a Orazio poeta si perdona sono passali tanti anni! la non bene relieta ptirmula, ma, forse, i suoi commilitoni gliela avranno rinfacciata per parecchio
W La brigata Potenza contava circa 330 uomini per big., cioè un numero molto ridotto di effettivi , p. 125.
J) Sulla onorata difesa dello Stol e sul singolare ordine di ripiegamento, vedi quanto scrive il Monticane a pp. 131-132, A nomo dei compagni morti, grazio.