Rassegna storica del Risorgimento
CADDEO RINALDO
anno
<
1957
>
pagina
<
143
>
Libri e periodici 143
tempo. Tanto più che la leggenda di un vergognoso comportamento delle truppe nel nebbioso autunno del '17 prima che nella storia, fece sentire il suo in/lusso sfavorevole nella politica (p. 212). È bene, quindi, che quella leggenda venga definitivamente e decisamente smantellata, anche per aiutare molti studiosi stranieri a giudicare con maggiore equanimità.
L'eccellente messa a punto sulle fonti e sulla bibliografìa costituisce una prima efficace impostazione del problema di Caporetto, che consente di far giustizia delle interpretazioni politiche e di mettere Xuori causa i giudizi parziali, superficiali o interessati. Per l'autore, giustamente, Caporetto è una sconfitta militare, mutatasi, dalla battaglia perduta tra il 24 è il 25 ottobre, in un drammatico rovescio tra il 28 e il 31 per ragioni anch'esse esclusivamente militari.
Con questo non si vuol dire che sullo stato d'animo dell'esercito non abbiano influito fattori morali ed elementi psicologici. Ma essi non hanno nulla a che fare con la cosiddetta propaganda disfattista. Dopo ventinove mesi di guerra, il disfattismo era crealo da una realtà che il Moni icone individua perfettamente: Esercito e Paese soffrivano, ma il peso del conflitto gravava soprattutto sul primo (p. 41). Di qui il senso d'una ingiustizia costante e irreparabile, di qui un malcontento morale e non politico. Lo studente universitario che, tornando in licenza, vedeva il suo collega, sano e robusto, un po' miope come te, rimasto a casa a prodigarsi nei Comitati prò lana al soldato insieme alle colleghe di ieri (l'ho perdonato, sta tranquillo! Quelle colleghe hanno, ahimè, l'età nostra, oggi...), il contadino che trovava l'amico esonerato perchè divenuto operaio, il neutralista di ieri (oh de Lollis!) che s'era preso una medaglia d'argento a Col di Lana e vedeva Vinter-venusta della vigilia battersi fieramente sul fronte interno, non avevano bisogno della preghiera di Benedetto XV all'Onnipotente perchè cessasse l'inutile strage, o dell'appello dell'on. Treves all'umanità perchè i combattenti non dovessero passare un altro inverno in trincea, per convincersi che il marcio non era soltanto nella Danimarca del principe Amleto. In licenza ci venivi volentieri, oh se ci venivi volentieri! ma, dopo due giorni, avevi piene le tasche di quel continuo, assillante domandare: Ma com'è che non avanzate mai? , A Trieste quando ci arrivate? , Io non me ne intendo, però... . E finivi col rimpiangere il baracchino dello Sleme, il fifhaus di Magnahoschi. la mensa portata fortunato! in gavetta alpina alla 208 sud e i pidocchi dell'Isonzo e del Chiese, di Val d'Assa e del Carso. Disfattismo? Si, ma... Per di più non vi era adeguato sostegno morale e materiale al soldato sia nelle forme organizzate dallo Stato sia in quelle dovute all'iniziativa privata; scarso l'interesse per i problemi di natura sociale ed assi, stenziale creati dalla mobilitazione e di conseguenza ben poco l'aiuto fraterno alle famiglie dei combattenti o ai combattenti stessi nei periodi di licenza. Questi si sentivano pertanto isolati, vedevano il loro sacrificio in genere non giustamente stimato e notavano d'altro canto il persistere di una mentalità spensierata e desiderosa soltanto di vita tranquilla fra la popolazione .
Oscillazioni e orientamenti dell'opinione pubblica riflettevano, a distanza, il modo in cui si era attuato l'intervento, all'interno; al fronte, si ripercotevano sulla stanchezza delle truppe. Il bersagliere mio - son già tre mesi che non scrive piai cantava hi sciantosa dei Varietà patriottici; ma, lassù, quel bersagliere ne aveva fin sopra i capelli dei trenta-quaranta giorni continui di prima linea alla Colletta SlemcMr/.li, o di quella quindicina passata alla 144 con l'inimico fello a 25-30 metri dalla buca di granata, destinata a esserti letto, osteria e, Dio tolga! camposanto. In quel tempo lo sforzo del hi lotta era lasciato all'esercito senza alcun appoggio di rilievo dal resto della nazione.
Nel 1917, due offensive, 92.000 morti e 200.000 feriti, avevano permesso di spostare di qualche mezzo centimetro i punti di riferimento per l'artiglieria sulle carte al 25.000, ma il logoramento delle truppe aveva indebolito in modo impressionante la potenza offensiva italiana . D'altro canto, gli obblighi dell'alleanza,