Rassegna storica del Risorgimento

CADDEO RINALDO
anno <1957>   pagina <144>
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144 Libri e periodici
le necessità politiche, le sussurrine, ma non meno sensibili e insistenti, pretese dell'opinione pubblica chiedevano il rinnovarsi degli attacchi, il ripetersi dei sacrifici. La resistenza di quegli uomini era stata duramente provata, non soltanto sotto l'aspetto fisico, ma anche sotto quello morale: se grave prova per tensione di spirito è un qualsiasi assalto, quelle offensive reiterate, ove chi rimaneva in piedi poteva considerarsi un redivivo, avevano indubbiamente scosso profonda­mente la fibra spirituale dei soldati. Con tutto ciò non venne meno l'ardire e1 l'eroismo di molti che continuarono a prodigarsi con coraggio ancora nelle piccole azioni del settembre, ma in fondo la stanchezza di tutto il loro essere, anche se non proclamata o lamentata, c'era e richiedeva una sosta, un po' di sollievo (p. 43).
La classe dirigente, al contrario di quanto è apparso a qualche critico del Monticene, non c'entra. 0, per lo meno, c'entra allo stesso modo che le spetta pei- l'intervento e per la Bainsizza, per la sconfitta dell'Altipiano e per la vittoria del Piave. Col suo bene e col suo male, con la sua volontà costruttiva e col suo. scetticismo demolitore, con la sua passione vera e con la sua retorica tradizionale, la classe dirigente è responsabile e innocente insieme. Come innocente e respon­sabile insieme è tutto il popolo italiano. Non altrimenti, del resto, da quanto è avvenuto, durante la stessa guerra, sui due lati opposti della lunga trincea che andava dalle Fiandre a Kut-el-Amara: la classe dirigente le prendeva e le dava alternativamente; vittorie e sconfitte hanno alimentato i cimiteri, prima, le lette* rature, poi, di tutte le classi dirigenti.
La scarsa efficienza dei reparti di linea o di rincalzo, la stanchezza e la defi­ciente distribuzione delle riserve, la mancanza di una effettiva assistenza morale alle truppe, l'inesatta interpretazione delle informazioni sul nemico, l'inesistenza di un piano di difesa italiano, sono tutti errori, o colpe, da imputare all'elemento . militare. La classe dirigente anche qui, non c'entra, come non c'entra, se non collateralmente, la propaganda pacifista, la quale ha, certamente, favorito lo svi­luppo di germi di malcontento, ma in situazioni particolari e limitate, senza arrivare a superare, nei suoi effetti, l'entità e l'estensione di casi analoghi degli anni precedenti (p. 64).
Gli equivoci tra Cadorna e Capello sul modo di organizzare la resistenza, la stessa assenza, per malattia, del secondo nel momento più. grave,1) sono anch'essi aspetti della realtà militare, che spiega Caporetto. Nella quale, non imputabile, questa, al comando italiano, rientra l'estrema lunghezza del fronte e la particolare ai-prezza del settore su cui si scatenò l'attacco nemico. L'ottima descrizione del terreno e dei dne schieramenti avversi alla vigilia della battaglia consente al lettore di rendersi conto della rispettiva situazione tattica e delle possibilità stra­tegiche dell'azione austro-germanica. La conclusione non può non essere quella del Monticone: La XII battaglia dell'Isonzo si presentava perciò assai difficile per la seconda Armata italiana per la disposizione e le condizioni di difesa delle truppe nei punti più vulnerabili, ma altri fattori nello svolgersi della lotta si aggiunsero ad aumentare le difficoltà di resistenza per i soldati italiani (p. 97).
Non è il caso di seguire la lucida e sicura ricostruzione della battaglia nelle sue varie fasi. Occorrerebbero una preparazione pari a quella del Monticone o una competenza che l'uffìcialetto di complemento d'allora non ha mai avuto. È difficile, però, resistere alla tentazione di confrontare gli accenni dell'autore con le scolorite pagine delta piccola agenda già ricordata. Il giorno 26 sul M. Carrozza
]) Tale assenza provocò commonti e ripercussioni psicologiche spiacevoli sui comandi in sottordine. Chi scrive ricorda una frase pronunciata dopo la battaglia (15 novembre) dal suo comandante di divisione, gen. Del Prà, durante una rico­gnizione per una sistemazione a difesa del Bacchi gì ione: Ha marcato visita rome un caporalet . La frase ero ingiusta, ma rivelava uno stato d'animo.