Rassegna storica del Risorgimento

CADDEO RINALDO
anno <1957>   pagina <145>
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Libri e periodici 145
ed alla sella di Canebola si Stanno ancora dirigendo la hrig, Potenza ed il 9 bers. e vi giungeranno soltanto nel pomeriggio (p. 147). Frattanto nel pomeriggio due regg. della 22a div. Schiiizen austr. dirigendosi su Platischis incontrano presso l'abitato una resistenza tenace di retroguardie (p. 148). 26 Venerdì, s, Evaristo papa. Sosta a Platischis. La compagnia mia ha 50 uomini. Che fare? Ci si ritira su Scila Canebola, sopra Canal di Grivò. In trappola di fronte a Robedisce. La guida borghese ci ha traditi? Gli Austriaci di fronte a noi con un bandierone. Nella notte marcia su Subii per sfuggire all'accerchiamento , E sul Dante minuscolo hoepliano è segnato, accanto ni XXVIlI del Purgatorio: Durante la ritirata su Sella di Canebola. Proprio, vago già di cercar dentro e d'intorno....
Sogli aspetti e sulle proporzioni della crisi morale, sul deflusso, tra il 25 e il 26, giù per le valli verso hi pianura, sul grave disordine e sull'ingombro delle strade al calar della notte sul 27, opportune le considerazioni dell'autore È con il 27 che, finita la battaglia difensiva, comincia la seconda fase delle operazioni: non più, posizioni fortificate e baluardi difensivi sono l'oggetto della lotta, ma un esercito, che da una parte si cerca di salvare e dall'altra si vorrebbe ridurre alla impotenza (p. 162). L'errore psicologico del Comando supremo di aver giudicato, fin dal 25, poco onorevole la condotta delle truppe (p. 141) e di essersi lasciato indurre a diramare, consenzienti gli uomini politici presentì, il tristo comunicato del 28 (pp. 167*168) è efficacemente rilevato dal Monticonc, del quale accettiamo anche qui il giudizio. Una crisi è in corso fra i ripieganti o meglio tra coloro che non inquadrati sfollano verso il paese, una crisi comune ad ogni ritirata; ma ormai tutti sanno e tutti vedono quello che avviene (non più come fra la nebbia del 24 ottobre!) e molti hanno descritto quello che hanno visto: un dramma dolo­roso, ma nessuna vergogna . Anche se episodi singoli potranno, qua e là, assu­mere aspetto diverso.
Per concludere, sciopero militare o mancata resistenza delle truppe, no: la critica più recente è pienamente concorde nel ritenere pura leggenda una simile interpretazione che purtroppo trovò convinti ed autorevoli fautori negli anni im­mediatamente successivi agli avvenimenti (p. 190). La leggenda sciagurata è sorta, in gran parte, per opera dei comandi, male informati della sorte toccata a intere unità di prima linea: il mondo tre giorni dopo veniva a conoscere la presunta pusillanimità degli Italiani. Ma se la leggenda rappresentava la solu­zione più comoda, la più semplice, e, noi aggiungiamo, la più vera, è quella difesa dall'autore: Le linee italiane furono rotte il 24 ottobre perchè la loro guar­nigione non fu posta in grado di resistere o addirittura mancò. Il mancato col­legamento della difesa fra i tre corpi d'armata italiani attaccati, per certi rispetti imputabile al comando della seconda armata, è uno dei fattori essenziali della sconfitta. Non si tratta di responsabilità personale, ma di insufficiente collaborazione tra Cavalocchi e Badoglio nella preparazione della difesa, limitatezza di vedute strategiche e interesse troppo ristretto al proprio campo tattico. Quanto al VII corpo (Bongio vanni), nessun collegamento effettivo esisteva col IV e col XXVII: tra le maglie troppo larghe, e con l'aiuto della nebbia i Tedeschi ebbero via libera.
Nella sua serena indagine il Monticene respinge il giudizio negativo di altri sulla azione del Comando supremo italiano nel guidare il ripiegamento. Ed anche noi concordiamo con la sua tesi, che, senza attribuire tutto il merito della ritirata al Cadorna, riconosce onestamente a questo condottiero la parte che gli spelta e mette in rilievo, accanto alle sue deficienze, le altrui*
Con Caporetto termina, in realtà, non solo una fase militare, ma, si potrebbe dire, un periodo di storia. Tra gli appunti a matita del 16 novembre, in quella tale agenda, c'è il ricordo di un discorso del generale Del Prà agli ufficiali della Potenza , che è definito feroce. A giudicare dalla frase riportata. La colpa è degli ufficiali , la ferocia, appare modesta come le carezze nelle carducciano Nozze del mare. E l'annotazione di ugual parere è il prete di Barbarano , ove