Rassegna storica del Risorgimento

1814-1848 ; AUSTRIA ; ISTRUZIONE PUBBLICA ; VENETO
anno <1957>   pagina <769>
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LA POLITICA SCOLASTICA DELL'AUSTRIA NEL VENETO DAL 1814 AL 1848
1. L'istruzione primaria. Quando nel 1814 l'Austria ritornò in possesso delle terre della Lombardia e del Veneto, la pubblica istruzione si trovava in critiche condizioni, poiché nessuno dei governi precedenti l'aveva adegua­tamente curata. Mancava una disciplina governativa o era limitata ad alcuni rami di studio; inoltre l'insegnamento, affidato per lo più ai comuni o all'ini­ziativa privata, diversificava nei metodi, nei programmi e nei fini, oltre che essere limitato ai centri maggiori* Ben poco fino allora era stato fatto per combattere l'analfabetismo e soprattutto si sentiva la mancanza di scuole per le fanciulle.
L'Austria nel suo piano di riforme dedicò particolari cure alla pubblica istruzione, che fu disciplinata in modo organico ed estesa in tutte le zone. Il nuovo governo ben conosceva quale potente strumento di dominio avesse a sua disposizione per piegare gli animi alla sua dispotica volontà. Nel giro di pochi anni furono stesi i nuovi piani per l'istruzione superiore, secondaria e primaria sotto il controllo e la direzione della Commissione aulica degli studi (StudienhofcommÌ88Ìon).
In questo saggio si è voluto esaminare, sulla scorta principalmente dei molti documenti esistenti nell'Archivio di Stato di Venezia (atti del Governo e del Presidio di Governo) e nel Museo civico Correr di Venezia (docu­menti della polizia austriaca), quanto e come il governo austriaco abbia ope­rato nel Veneto in questo campo della pubblica amministrazione durante la sua seconda dominazione.
Al ritorno dell'Austria nel Veneto, l'istruzione primaria era in uno stato di grande abbandono. Durante il Regno italico, mentre gli altri settori del­l'istruzione erano stati in qualche modo curati, assai poco si era fatto per l'istruzione elementare. E fu in questo ramo che il governo austriaco, mosso non certo dal desiderio di sollevare il popolo dall'ignoranza, ma dal calcolo squisitamente politico di inculcare nei propri sudditi fin dall'infanzia la conoscenza dei suoi doveri, spiegò il maggiore sfòrzo.
Quando il legislatore pose mano alla riforma dovette rifarsi alla scuola popolare austriaca e a quella normale della Lombardia al tempo di Maria Teresa. Vennero istituite tre specie di scuole elementari: minori, maggiori e tecniche. Le scuole minori sorsero ovunque si tiene un libro parrocchiale e quivi i fanciulli d'ambo i sessi ricevevano i primi rudimenti del sapere. D'or­dinario, e specie per le fanciulle del popolo, dovevano bastare le due classi delle elementari minori per raggiungere lo scopo che il governo si proponeva, di dare cioè loro una istruzione sufficiente ai bisogni della loro vita. Le scuole maggiori furono attivate nei capoluoghi di provincia e nelle principali città e venivano frequentate da quei giovani, maschi e femmine, che miravano a percorrere la carriera degli studi. Quivi oltre i soliti insegnamenti elementari s'impartivano i primi elementi del latino. Dopo la terza classe chi aspirava