Rassegna storica del Risorgimento

1814-1848 ; AUSTRIA ; ISTRUZIONE PUBBLICA ; VENETO
anno <1957>   pagina <773>
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La politica scolastica delVAustria nel Veneto dal 1814 al 1848 773
capoluoghi, specie a Verona, ma uno stato di quasi totale decadenza in tutte le altre località, soprattutto nella provincia di Udine. Né le scuole secondarie erano soltanto di numero insufficiente, ma erano anche malamente suddivise; vi erano infatti paesi grossi e ricchi, come Pordenone, privi di istituti gover­nativi, mentre altri piccoli e poveri, come Legnago, li possedevano. Gli indici di frequenza bassi nei ginnasi, lo erano ancor di più. nei licei: quello di Treviso, ad es., nel 1815, aveva diciotto alunni e quello di Belluno cinque! Le cause di una così scarsa frequenza sono in massima parte da ricercarsi nella situa­zione allora esistente. I giovani venivano ammessi con facilità agli studi universitari senza aver ultimato gli studi precedenti, essendo sufficiente l'aver sostenuto un solo esame presso un liceo. Inoltre era consuetudine il trovare impiego senza bisogno di produrre i certificati degli studi fatti. Poi non dob­biamo dimenticare quanto forte fosse presso le migliori famiglie il pregiudizio di stimare poco decoroso il mandare i propri figli nelle scuole pubbliche.
Non lieve dunque era l'opera che attendeva il governo austriaco per poter attuare il suo piano di riforma degli studi secondari. Il legislatore si preoccupò innanzi tutto di ridare al ginnasio il suo carattere quasi esclusivamente uma­nistico e di ridurre i licei a puri istituti di filosofia, eliminando dai programmi le pericolose novità introdotte durante il Regno italico.*) Col nuovo piano si stabilì che fossero posti ginnasi, ovunque vi fossero istituti di inse­gnamento superiore o in centri particolarmente importanti. Tosto la maggior parte dei ginnasi comunali furono avocati allo stato, che, con tale riforma, se liberava i comuni da quell'onere, però si appropriava delle rendite desti­nate a ciò.
Nelle intenzioni del governo gli studi ginnasiali non dovevano essere aperti a tutti, ma riservati a quei giovani che dessero affidamento di potervi riuscire con buon frutto, come si legge nel Codice Ginnasiale (Milano. 1824). H corso ginnasiale, ricalcato sullo schema dei collegi dei Gesuiti, si componeva di sei classi, di cui le prime quattro dette di grammatica, le ultime due di umanità o di rettorica. L'insegnamento predominante era quello del latino, a cui però si dava una importanza eccessiva a scapito della stessa lingua materna. I testi, prescritti da Vienna, erano per lo prò vecchi libri, ina­datti ai tempi nuovi, anacronistici nel metodo, nell'informazione e nella forma e per di più scadenti tipograficamente. Grande era l'importanza che si dava alla religione in tutti i rami dell'istruzione e molta severità era usata nell'a­dempimento degli atti esterni e collettivi imposti dal regolamento. Ogni gin­nasio aveva la sua chiesa, dove gli alunni dovevano giornalmente assistere alla Messa. In tal modo si presumeva di istillare nel cuore dei giovani i più, alti sentimenti, mentre tutte le imposizioni non potevano riuscire che a far sosti­tuire il sentimento religioso con le pratiche esteriori. Gli esami erano mensili e semestrali: i primi erano interni, i secondi pubblici e si svolgevano alla pre­senza delle autorità locali e delle famiglie degli allievi. Ai più meritevoli ve­nivano dati dei premi, medaglie libri o sovvenzioni in denaro, in una solenne cerimonia agli inizi di ogni anno scolastico, alla presenza del governatore o dei suoi delegati. In tale occasione il direttore o un professore del ginnasio soleva tenere un Ragionamento o un' Allocuzione : tali orazioni, esu-
1) Ecco le cattedre soppresso: chimica, economia rurale, botanica e istituzioni civili.